Una nuova ricerca presentata al Congresso Internazionale del Fegato 2016 in Spagna, aggiunge alla lista dei contributi apportati alla salute dall’allattamento materno la riduzione della possibilità di sviluppare la steatosi epatica non alcolica o malattia del fegato grasso. Si tratta di una malattia consistente in un accumulo eccessivo di grassi nelle cellule epatiche.
Dei ricercatori australiani hanno scoperto che l’allattamento al seno per almeno sei mesi riduce il rischio di un bambino di sviluppare la malattia durante l’adolescenza di un terzo rispetto a quelli che sono stati alimentati meno di sei mesi.
Oltre all’allattamento al seno, i ricercatori hanno indicato come fattore fondamentale anche il BMI (body mass index o indice di massa corporea) della madre nel periodo pre-gravidanza. Questa misura del grasso corporeo unita alla salute generale della mamma, è stata legata al rischio di un bambino di sviluppare la malattia. Le madri il cui indice di massa corporea è caduto all’interno di un range di normalità (tra 18,5 e 24,9) riducono il rischio di un bambino di sviluppare la malattia del fegato al 50% rispetto alle madri con un BMI superiore.
Il gastroenterologo Brian J. DeBosch sostiene che i risultati sono in sintonia con gli studi precedenti, che hanno osservato un legame tra la salute metabolica di una madre e le conseguenze sulla salute dei loro figli, compreso lo sviluppo di diabete, sindrome metabolica, l’obesità e steatosi epatica non alcolica.
La steatosi epatica non alcolica è una preoccupazione crescente per la salute pubblica, secondo la Fondazione Americana del Fegato infatti la malattia colpisce fino al 25 % delle persone che vivono negli Stati Uniti. La questione più preoccupante però è che la malattia è in aumento soprattutto tra adolescenti e bambini, anche in Italia. Studi recenti affermano che è diventata la malattia del fegato più comune nelle persone di età compresa tra 2 e 19 anni. Anche se la causa della malattia del fegato grasso non-alcolica è ancora sconosciuta.
Si ritiene che il diabete, l’obesità, colesterolo alto e di tipo 2 sono fattori che potrebbero segnalare un aumento del rischio di sviluppare la malattia.
Il Dr. Oyekoya Ayonrinde, autore dello studio, ha dichiarato:
“Abbiamo voluto vedere se c’era qualche associazione tra la malattia adolescenziale non alcolica del fegato grasso, fattori materni e nutrizione infantile. I nostri risultati dimostrano che i fattori materni possono avere un forte impatto sul rischio di sviluppare malattie del fegato in adolescenza.”
Gli autori hanno esaminato i dati di uno studio precedente australiano di lunga durata, condotto su donne incinte e i loro futuri figli, conosciuto come “studio Raine”.
In particolare essi hanno esaminato le cartelle cliniche di 1.170 diciassettenni arruolati nello studio, studiando attentamente attraverso questionari, interviste dirette, esami fisici e analisi del sangue al fine di valutare il modo in cui sono cresciuti dentro e fuori dal grembo materno. Gli esami fisici includono anche gli ultrasuoni del fegato, in grado di diagnosticare la malattia del fegato grasso.
A più del 15% dei ragazzi esaminati è stata diagnosticata la condizione del fegato. È interessante notare che è emerso l’effetto protettivo dell’allattamento al seno nei primi 6 mesi di vita del bambino.
DeBosch ha detto che i risultati dimostrano che:
“Ottimizzare la salute materna, prima e durante la gestazione è una misura di salute importante sia per la madre che per il bambino allo stesso modo”.
Ha aggiunto che anche loro:
“Prestano supporto alla crescente nozione che la malattia presenta componenti ambientali, genetiche e metaboliche”.
Laurent Castera, segretario generale dell'” Associazione Europea per lo Studio del Fegato“, l’organizzazione che ha ospitato il Congresso Internazionale di fegato, ha convenuto che i risultati dello studio migliorano la comprensione di quali sono i fattori di rischio che contribuiscono allo sviluppo della steatosi epatica non alcolica in adolescenza.
Egli ha aggiunto che i risultati:
“Dimostrano l’importanza di una corretta alimentazione infantile e il beneficio dell’allattamento asclusivo al seno prolungato per sei mesi.”
Ricordiamo anche studi precedenti che hanno trovato un legame tra latte materno e livelli di rischio di obesità nei bambini e quelli che hanno evidenziato la sua capacità di ridurre il rischio di leucemia infantile.
Sicuramente i risultati di queste ricerche rappresentano un invito ad allattare al seno, ma soprattutto sono un’esortazione per le mamme a prendersi cura della loro salute attraverso un’alimentazione e uno stile di vita sani.
Voi unimamme avete trasmesso i benefici dell’allattamento al seno ai vostri bambini? Li avete allattati esclusivamente per sei mesi? Vi siete tenute in forma prima e durante la gravidanza? Fateci conoscere la vostra esperienza.
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