L’esperta in educazione della prima infanzia Erika Christakis, nel suo libro “L’importanza di essere piccoli”, invita noi mamme a riflettere sull’effettiva validità di questi lavoretti realizzati dai bambini in ambito scolastico e in quale misura essi rispettano e rispecchiano la loro espressività.
L’autrice del libro era Professoressa a Yale fino allo scorso autunno, quando si è dimessa in mezzo a polemiche per una mail scritta da lei, riguardante i costumi di Halloween degli studenti. La riflessione di Erika Christakis è nata osservando una marmotta di cartone, un prodotto “tipico di una “tipica” sessione di arte e artigianato della scuola materna. L’educatrice non ha niente contro questa marmotta in particolare, bensì rivolge le sue obiezioni a un tipo di artigianato su cui si lavora in età prescolare nel suo complesso: i pupazzi di neve realizzati con palline di cotone, il coniglietto pasquale di carta, la mano a forma di tacchino del giorno del Ringraziamento.
Secondo la Christakis queste attività danno troppa importanza al prodotto, offuscando il processo creativo. I bambini in fase di sviluppo trarrebbero maggiori benefici da lavori con vernici, pastelli o argilla piuttosto che dall’assemblaggio di forme di carta che i loro professori hanno ritagliato.
Questo tema è molto dibattuto tra alcuni genitori di bambini in età prescolare e molti di loro hanno adottato il mantra:
“E’ il processo che conta non il prodotto”.
Sul processo d’arte per i bambini in età prescolare è possibile trovare schede Pinterest e post su blog dedicati.
La differenza tra processo artigianale e processo artistico è che quest’ultimo non necessita di un modello o di un modo corretti per portare a termine il progetto.
Erika Christakis afferma: ” Non ha tanta importanza dove il bambino decide di mettere gli occhi sul pupazzo di neve-batuffolo di cotone, l’essenziale è che il bambino faccia le proprie scelte artistiche e si esprima liberamente”.
Questo cambiamento di mentalità nel modo di concepire il lavoro creativo dei bambini in età prescolare è un passo nella giusta direzione ma la Christakis sostiene che non ci si spinge molto lontano, anzi spesso gli educatori adottano una via di mezzo che risulta essere ancora più dannosa. In molte classi riducono il processo artistico al mimetismo noioso dell’antichità e allo stesso tempo non vi è l’acquisizione di abilità che almeno offriva il vecchio metodo.
Christakis scrive: “Questo esercizio per realizzare il progetto, per il bambino in età prescolare può diventare incredibilmente frustante, invece di essere divertente”. Secondo l’educatrice il non riuscire a realizzare in maniera corretta un modello prestabilito potrebbe suscitare nel bambino rabbia o vergogna. Infatti secondo l’educatrice: “I bambini non sono stupidi, riconoscono perfettamente quando il loro prodotto non è buono come gli altri”.
I motivi principali che hanno fatto sì che per tanti anni ci si fossilizzasse su questo tipo di lavori manuali sono:
Ci sono però altri indicatori di sviluppo come le competenze sociali ed emotive, che vengono completamente trascurati in questo tipo di lavori manuali. Secondo i numeri delle ricerche queste competenze emergono quando un bambino è impegnato in un’attività realmente creativa, ad esempio quando gioca alla fortezza o alla casa con altri bambini, piuttosto che quando realizza un tacchino di carta.
La Christakis scrive: “Che si tratti di tacchini o roditori, in essi c’è raramente il senso dell’espressività di un bambino, in nessuno di quegli armamentari istituzionali appesi con orgoglio alle pareti di casa”.
Il modo migliore per scegliere dei progetti artistici per questa fascia di età è proprio quello di concentrarsi sul processo e non sul prodotto, cercando di insegnare ai bambini le competenze e non pensando di ottenere un risultato in qualche creazione tangibile che verrà dimenticata nello zaino alla fine della giornata.
Ad esempio la Christakis suggerisce di fornire ai bambini le istruzioni per utilizzare a regola d’arte un materiale come l’argilla. Lei stessa all’inizio era scettica riguardo questo progetto ma poi, lavorando sulla sua classe ha cambiato idea.
A tal proposito scrive: “Immaginate cosa potrebbe accadere se un insegnante istruisse la sua classe su come utilizzare effettivamente l’argilla, memorizzando correttamente come darle forma, come utilizzare l’acqua, come evitare che si secchi”.
Si tratta di un modo di prendere i bambini seriamente, riconoscendo che l’arte può essere particolarmente importante per i bambini di questa età.
Christakis scrive: “Per i bambini che non sanno ancora leggere e scrivere, l’espressione artistica non è un argomento la cui dignità di studio può essere messa in discussione, piuttosto è un dominio dell’apprendimento, come il pensiero critico”.
Ovviamente lo scopo di questo esercizio non è insegnare ai bambini a fare tazze da caffè in argilla bensì insegnare ai bambini una sequenza cognitiva prevedibile:
che possono applicare quando si imbattono in qualcosa di nuovo.
“I bambini imparano a rispettare i loro materiali e a immergersi in loro. Imparano che l’argilla è un materiale che può essere utilizzato per realizzare qualcosa di diverso, è una sfida di sviluppo fondamentale per i primi anni”.
In realtà c’è un altro grande motivo per cui i tipici lavori manuali in età prescolare hanno persistito: “Il prodotto diventa un modo pratico per i genitori impegnati di dare un senso a ciò che fa il loro bambino a scuola tutto il giorno”.
Gli insegnanti sanno di essere giudicati in base a ciò che producono, allora vogliono dare una prova tangibile dei soldi spesi dai genitori per mandare i figli a scuola. Ecco allora che nascono animali di cartone.
Quindi nonostante la nuova mentalità il prodotto conta ancora molto e questa idea viene trasmessa come messaggio inconscio anche al bambino.
Secondo la Christakis, il “primo passo” per fare un cambiamento significativo nel modo in cui le scuole dell’infanzia si avvicinano lavoro creativo è per i genitori: “Smettere di chiedere ai figli ciò che hanno fatto a scuola ogni giorno! A due, tre e quattro anni sono davvero giovani per essere indottrinati al culto della produttività”.
Voi unimamme cosa pensate di questo cambiamento di mentalità nei lavori manuali dei vostri figli? Siete disposte a rinunciare al coniglietto pasquale?
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