Cosa succederebbe però se la scuola non chiudesse? Se fosse offerta la possibilità di frequentarla anche il pomeriggio e l’estate?
Per diverse famiglie e educatori questa proposta potrà essere sperimentata a partire dal primo luglio di quest’anno.
In risposta alla forte dispersione scolastica e al disagio sociale che caratterizzano alcune aree del Paese, in particolare le periferie, il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ad aprile ha firmato il decreto che prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro per la realizzazione del progetto “Scuola al centro”.
Al “centro” del progetto ci sono le periferie delle città di Roma, Napoli, Palermo e Milano, proprio per restituire importanza a quei luoghi che spesso diventano emblema di esclusione e emarginazione e che invece secondo il Ministro Stefania Giannini: “Sono i centri del futuro: sono ricche (le periferie) di umanità e di energie. Spetta a noi, alla scuola raccoglierle e farle emergere”.
Quindi la scuola diventerà una “seconda casa”, aperta agli studenti e alle loro famiglie, per essere abitata dai ragazzi e dai genitori oltre i tempi canonici della didattica: il pomeriggio, il sabato, nei giorni di vacanza, a luglio come a settembre.
All’inizio i fondi saranno investiti nelle periferie delle quattro città indicate, saranno circa 700 le istituzioni coinvolte, ognuna avrà un budget di 15.000 euro.
A settembre il progetto sarà esteso a tutto il territorio nazionale, attraverso finanziamenti del PON Scuola, con l’investimento di 150 milioni di euro, saranno coinvolte altre 5.000 scuole di tutto il Paese.
Le attività potranno essere svolte in collaborazione fra istituti scolastici, con enti locali, università, associazioni, cooperative. I fondi saranno utilizzati per pagare le attività, i materiali e il personale.
L’obiettivo da perseguire è secondo le parole del Ministro Giannini: “Dare ai ragazzi di quelle aree del Paese, dove l’istruzione costituisce una risposta importante ed essenziale per garantire un futuro alle nuove generazioni, una scuola aperta, che appartenga a tutta la comunità”.
Questo in linea con i principi della “Buona Scuola” indicati nell’articolo 1, comma 1, lettere l), m),n):
“Le istituzioni scolastiche perseguono diversi obiettivi formativi prioritari (…), prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, valorizzazione della scuola intesa come comunià attiva, aperta al territorio e in grado di sviluppare l’interazione con le famiglie e con la comunità locale e apertura pomeridiana delle scuole”.
Per realizzare ciò secondo le linee guida del progetto la scuola può e deve:
I progetti dovranno riguardare uno o più dei seguenti ambiti tematici:
Ecco le prime proposte presentate per queste tematiche
Più musica maestri: organizzazione di corsi di musica per imparare a suonare strumenti
Saltiamo gli ostacoli: organizzazione di attività sportive pomeridiane
Coloriamo il grigio: organizzazione di laboratori artigianali e artistico espressivi sulla street art e arte del ‘900. I ragazzi saranno guidati nella realizzazione di materiali multimediali, foto, video e teatro. Basandosi sul tinkering e making.
Parliamo e leggiamo per il mondo: organizzazione di laboratori per l’insegnamento di lingue straniere e promozione della lettura
Nessuno resta indietro: organizzazione di corsi di recupero basati sulle esigenze del singolo studente
La legge è uguale per tutti: organizzazione di corsi e laboratori per promuovere la legalità
Ovviamente sono richiesti un grande sforzo al personale scolastico per impegnarsi anche fuori dall’orario previsto, una partecipazione delle famiglie e una collaborazione e condivisione delle esperienze tra le varie realtà coinvolte.
Si tratta sicuramente di una grande sfida e le proposte dovranno essere realmente entusiasmanti per coinvolgere giovani che si allontanano dall’istituzione anche durante l’orario dell’obbligo. Sarà interessante vedere l’evolversi di questo progetto e ci auspichiamo che metta in gioco più energie possibili e che riesca veramente a costruire un futuro migliore.
Voi unimamme che ne pensate della scuola come “seconda casa”? Credete che le periferie siano i centri del futuro?
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