La nostra società tende ad anticipare tutto, a lasciar scorrere via qualsiasi cosa a velocità doppia rispetto al passato e quindi capita che, nel calderone, finiscano anche i bambini.
Come ci ricorda la psicologa Brunella Gasperini, si pensa di fare bene preparando i piccoli alla scuola elementare con esercizi durante l’ultimo anno della scuola materna, in modo da aiutarli a inserirsi prima e meglio a scuola, ma diversi studi hanno mostrato gli effetti negativi di tutto ciò.
Gioco o prescolarizzazione? Cosa dicono gli studi
Sono stati messi a confronto:
- scuole materne orientate alla preparazione accademica
- scuole materne basate sul gioco
e si è scoperto che i presunti benefici acquisiti dai bambini già “prescolarizzati” sono temporanei e anzi, possiedono lati negativi.
Addirittura le esperienze educative non adeguate al livello di sviluppo del bambino possono causare:
- sentimenti di inadeguatezza
- ansia
- confusione
Non ci sono poi vantaggi significativi a favore di un’alfabetizzazione anticipata, ce ne sono invece a favore del gioco libero.
A lungo termine emergono disagi a livello emotivo e sociale.
Gli studi condotti hanno considerato persone fino a 23 anni di età, nel corso della loro vita si sono evidenziate differenze socio educative significative.
Chi è stato iper scolarizzato in anticipo è risultato essere un adulto:
- più aggressivo
- tendente al litigio
- poco empatico
rispetto ai bimbi che invece sono stati lasciati liberi di giocare senza pressioni.
Il gioco infatti è un aspetto molto importante e da non sottovalutare nella crescita dei bambini:
- si impara a rapportarsi agli altri
- si sviluppano modelli di responsabilità personale e comportamento pro sociale
Studiando precocemente invece ci si focalizza su:
- preparazione
- rendimento
- fare bene i compiti
- performance
- modelli competitivi
Uno studio condotto negli anni Settanta in Germania su questo tema ha mostrato i risultati peggiori, a livello scolastico, per i laureati provenienti da scuole materne iper scolarizzate.
Per non parlare poi del tanto invidiato modello finlandese dove la scuola dell’obbligo comincia a 7 anni, dopo ogni ora ci sono 15 minuti di pausa, e l’educazione prescolastica dura un anno, ma senza essere obbligatoria.
Insomma tutto concorre a smontare la tesi per cui sia meglio che i bambini imparino a leggere già a 5 anni. Questa corsa all’istruzione precoce infatti toglie spazio ad altri elementi importanti per il corretto e armonioso sviluppo dei piccoli.
Perfino disturbi d’ansia e depressione nei bambini possono essere riconducibili a pressioni accademiche e mancanza di gioco.
L’eminente psicologo e biologo Peter Gray, autore di: Lasciateli giocare, sottolinea che il gioco è il modo in cui i bambini educano se stessi, in cui provano le competenze che in giorno consentiranno loro di diventare adulti efficaci. Il gioco quindi è importante per “ideare, sognare, pensare. Compresa la creatività, base per acquisire e imparare”.
Infine, diversi studi hanno sottolineato che le valutazioni e verifiche funzionano per chi conosce già bene il compito da eseguire, mentre penalizzano chi ha necessità di essere incoraggiato a cui si aggiunge l’umiliazione del fallimento.
Unimamme e voi, potendo scegliere vorreste che i vostri figli fossero pre scolarizzati oppure no?
Noi vi lasciamo con un ulteriore studio che rafforza la convinzione che il gioco sia indispensabile per i bambini.