Oggi vi parliamo di una sentenza destinata a rimanere storica.
A scatenare questa sentenza è stato il caso di una mamma a cui era venuta una forte depressione che le impediva di andare al lavoro. Per questo i suoi datori di lavoro l’avevano licenziata, ma un Tribunale ha stabilito il torto definendo appunto l‘aborto spontaneo vissuto dalla donna come invalidante.
La donna che ha chiesto udienza, e ha portato così a questa importante sentenza per tutte le donne, ha raccontato che nel 2013 ha vissuto una serie di eventi che ne hanno minato il benessere fisico e psicologico.
Il primo fatto è stato una brutta caduta nel gennaio del 2013, che non le ha permesso di rimettersi al lavoro prima della fine del mese.
Successivamente, in maggio la donna è rimasta incinta, ma ha perso il bimbo per un aborto spontaneo, evento a cui si è sommata la morte della mamma scatenando in lei una grave depressione.
Per questo motivo non è riuscita a conseguire le ore minime necessarie presso il suo posto di lavoro da cui è stata licenziata senza tante spiegazioni.
Nella sentenza si legge che “la disabilità è qualsiasi infermità, malformazione, deformità che è causata da una ferita del corpo, da un difetto di nascita, una malattia, senza limitare le generalità precedenti si include il diabete mellito, epilessia, una ferita al cervello, ogni livello di paralisi, amputazione, mancanza di coordinazione fisica, cecità, impedimento visuale, sordità, difetti dell’udito, mutismo, difficoltà di linguaggio, dipendenza fisica da un cane o altri animali, sedia a rotelle, o altri dispositivi o congegni”.
Inoltre è stabilito che la disabilità non deve essere permanente.
Una disabilità comporta anche “la mancanza o una perdita di opportunità nel prendere parte alla vita comune in modo eguale agli altri“.
Detto questo i giudici del Tribunale dei Diritti Umani dell’Ontario, Canada, hanno spiegato con queste parole la loro motivazione a riconoscere l’aborto spontaneo come disabilità.
“Ritengo che l’aborto spontaneo della richiedente sia una disabilità. Penso che un aborto spontaneo possa essere coperto sotto il terreno del sesso, o al punto di incrocio del sesso e disabilità. Non è una malattia comune e di sicuro non è transitoria. Dalla testimonianza della richiedente emerge che lei continua a sperimentare angoscia emotiva da quel fatto, ancora oggi. Non ritengo che per essere riconosciuta come disabilità una condizione debba costituire un aspetto permanente dell’esistenza”.
Quindi il giudice riconosce questa situazione come qualcosa che scatena un malessere profondo da cui è molto difficile riprendersi. Insomma si tratta di un precedente importante per tutte coloro che vengono discriminate o che vivono situazioni difficili sul lavoro a causa di questo episodio e non vengono considerate.
Unimamme e voi cosa ne pensate di questa sentenza?
Voi siete mai state discriminate per questo motivo o qualcosa di simile?
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