Joshya Marbury è un papà americano che pochi giorni fa ha postato sulla sua pagina Facebook le foto del figlio con lividi e segni sul viso e sulla testa denunciando quanto segue:
“Normalmente tengo i miei affari famigliari molto privati perché non ho bisogno di attenzione. Ma questa volta è diverso. 2 mesi fa se non più mio figlio di 1 anno è stato colpito sulla parte destra del viso dal nostro babysitter (non faccio il suo nome) al punto che NUMEROSI dottori (i quali ci hanno mostrato l’impronta della mano) e il detective ci hanno detto che ciò l’avrebbe potuto anche uccidere.
Dopo alcuni giorni se non settimane, distratto dal lavoro (rappresentante di vendite per commissione e unica fonte di entrata) abbiamo ottenuto una confessione dalla persona che ha ammesso di averlo fatto. CIO’ NONOSTANTE la persona non è stata arrestata perché devono aprire un caso e trovare una giuria che lo trovi colpevole PRIMA che vada in galera.
Nota a margine se non erro (se io colpisco una persona in faccia la polizia viene chiamata e vengo ammanettato immediatamente).
Dopo 2 mesi di attesa abbiamo solo scoperto che i carichi sono caduti PERCHE’ mio figlio di un anno non può dire verbalmente di essere stato abusato e mio figlio non ha mostrato che soffriva O che questa persona lo abbia fatto “intenzionalmente”.
Sono COSI’ furioso che non mi sento di dire blasfemie se SPERO che qualcosa sia fatto e che questo diventi virale.
Ho fatto la mia parte con DIO e con il vostro “consiglio” di non ricorrere a una azione di vendetta.
FATE LA VOSTRA PARTE, avete una confessione verbale e prove che dimostrano lo stampo della mano!!! Un corpo morto non può dire chi lo ha ucciso. Ancora a un bambino non può essere applicato lo stesso standard perché non può parlare???? Nemmeno un corpo morto può. QUESTA E’ UNA BESTEMMIA.
Hai aspettato 2 mesi o più per dirci questo????
Qualcosa deve essere fatto.
NESSUNO può colpire un bambino e farla franca perché il bambino non può verbalmente dirtelo.
Il vostro aiuto è apprezzato nella zona di Portland se siamo in grado di condividere o taggare notiziari e giornali locali…”
Stessa cosa ha fatto la moglie Alicia Quinney sulla sua pagina Facebook, e questo è il messaggio:
“ATTENZIONE: Questa foto è mio figlio Jacob. Ha compiuto 1 anno a Marzo.
La settimana successiva il suo babysitter l’ha colpito, trascinato e soffocato. Il piccolo Jacob è stato in due ospedali ed è stato sottoposto a una moltitudine di test.
Grazie a Dio il piccolo Jacob è vivo. La sua sorellina di 3 anni è sotto terapia per aver assistito all’orribile aggressione fatta al fratellino.
Il babysitter ha ammesso di aver fatto ciò al piccolo Jacob con gli investigatori. Ho ricevuto una chiamata dal vice procuratore questo pomeriggio con notizie agghiaccianti. Non possono perseguire il babysitter a causa di una legge approvata nel 2012. Devono essere in grado di provare il dolore sostanziale per poterlo perseguire anche se il vice procuratore dice che sanno che è stato il babysitter. Non possono dimostrare il dolore sostanziale perché Jacob non può parlare.
I social media possono aiutare, a volte, e questa è una di quelle. Abbiamo bisogno di essere la voce di Jacob. Se senti nel tuo cuore di condividere ti prego fallo. “
Questo papà, assieme alla moglie, hanno deciso di affidarsi ai social e al web per lottare ed ottenere giustizia per il loro bambino Jacob, trovato la sera dell’accaduto in camera sua a piangere mentre l’uomo che doveva guardarlo dormiva sul divano.
Inizialmente vedendo l’occhio nero la mamma aveva pensato che si fosse macchiato con dei colori, ma il giorno dopo hanno notato i vari lividi e hanno portato subito il bambino in ospedale, dove i dottori hanno fatto fotografie, documentando le ferite. Inoltre hanno fatto denuncia. A distanza di 2 mesi però non è ancora stato arrestato il colpevole, che tra l’altro ha confessato.
L’attuale legge sull’abuso dei minori in Oregon (del 2012), infatti, stabilisce che un procurare deve dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio il dolore sostanziale e gravi lesioni fisiche al bambino , e quando non c’è un testimone dell’atto e il bambino è troppo giovane per dire ha sofferto, l’onere della prova è alto.
Per supportare questa coppia di genitori è partita una petizione online che chiede una revisione della legge e giustizia per Jacob e i suoi genitori: in 2 giorni ha quasi raggiunto le 50 mila firme.
Noi speriamo tanto unimamme che la legge venga rivista, grazie anche alla viralità della notizia.
Intanto il babysitter ha confessato anche davanti al giudice ed è stato condannato a 3 mesi di carcere, a seguire tre anni di libertà vigilata e a un programma obbligatorio di trattamento per l’alcol e lezioni per gestire la rabbia. Non gli è inoltre permesso di avere contatti con minori non imparentati.
Fortunatamente il bambino sta bene, ma non sappiamo se e quali conseguenze potrà avere crescendo a livello psicologico e emotivo.
E voi unimamme, che ne pensate di tutta questa storia? Al loro posto avreste pubblicato anche voi le foto di vostro figlio per sensibilizzare l’opinione pubblica?
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