Tutti i genitori sentono il dovere e la necessità di proteggere i figli dalle difficoltà e dal fallimento di non riuscire ad affrontarle, sostituendosi spesso a loro nella risoluzione dei problemi.
Il classico esempio sono i compiti dimenticati a casa, cosa farebbe ogni genitore? Li porterebbe a scuola?
Secondo Jessica Lahey, insegnante di scuola media, madre e autrice del best-seller “The gift of failure”(Il dono del fallimento), i compiti è meglio lasciarli sul tavolo della cucina, anche se ad essere scordata è la tesina del giorno del diploma.
Jessica Lahey infatti sostiene che lasciare andare i propri figli incontro al fallimento li aiuterà ad avere successo in futuro. I comportamenti di salvataggio e di una genitorialità eccessivamente presente favorirebbero la dipendenza, minando la fiducia personale dei bambini e privandoli della grinta di cui avranno bisogno per avere successo nel mondo reale, una volta lasciata la “bolla di sicurezza” di casa.
La Lahey ha dichiarato su “Science of us”:
“I bambini che sono autorizzati a fallire e affrontare le conseguenze dei loro fallimenti impareranno a respingere, raggruppare e adattarsi, portando con loro il lato positivo dell’esperienza, lasciandosi alle spalle gli aspetti che non funzionano”.
Allo stesso tempo riconosce che la parola “fallimento” può suonare terribile alle orecchie dei genitori ma questo non deve avvenire:
“Quando salviamo i nostri figli dalle conseguenze, creiamo un corto circuito nel ciclo di apprendimento, che può portare a bambini dipendenti, emotivamente rachitici che non riecono ad adattarsi al mondo che li circonda“.
La filosofia della Lahey non si riferisce solamente a piccoli incidenti di percorso come i compiti scordati sul tavolo della cucina, bensì si estende anche a cose più grandi come “perdersi nel grande mondo cattivo e essere arrestati”.
Tutte queste crisi e aversità possono essere dei grandi punti di svolta, dei grandi momenti di apprendimento di abilità pratiche.
Recentemente gli psicologi hanno dimostrato che alcuni genitori cadono in una “trappola di protezione” togliendo ai bambini una sana dose di paura che può essere una buona esperienza di apprendimento.
Lindsay Agrifoglio, uno degli autori dello studio ha dichiarato in un comunicato stampa:
“Quando un bambino evita una situazione che può essere spaventosa, questa diventa ancora più spaventosa perché non ha la possibilità di superarla, al bambino viene negata la possibilità di sviluppare le competenze e le strategie per affrontare la situazione nel modo appropriato”.
Allo stesso tempo ci sono delle differenze e degli esiti diversi per quanto riguarda il fallimento legato alla classe sociale e all’etnia.
Per un bambino che viene da una famiglia benestante che offre tante risorse il fallimento può rappresentare un beneficio, invece i disagi legati alle classi sociali e alle etnie possono inclinare i benefici del fallimento.
Un rapporto del 2014 ha preso in esame le tappe della vita dalla nascita alla scuola superiore di cinque gruppi etnici, facendo emergere una grande disparità tra bambini latini, neri e indiani rispetto ai bianchi e agli asiatici delle Isole del Pacifico.
Per i bambini che affrontano troppe sfide sociali, i fallimenti possono dar luogo solo ad altri ostacoli piuttosto che a uno spazio per la crescita.
Bisogna trovare quindi il giusto equilibrio tra aiuto e autonomia per aiutare il bambino a crescere nel migliore dei modi.
Voi unimamme lasciate che i vostri figli affrontino da soli delle difficoltà? Fateci sapere.
Vi lascciamo alle riflessioni di una mamma sull’importanza di smettere di dire ai figli “devi avere successo”.
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