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14 bellissimi disegni che parlano dell’amore di un papà per i figli e la moglie (FOTO)

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Michele

Pascal Campion è un importante illustratore americano. Oltre a lavorare con grandi nomi della produzione cinematografica, come Netflix e Paramount, e nel settore dei fumetti come la Marvel, da qualche anno gestisce anche un suo personale blog dove ha preso l’impegno di realizzare uno schizzo al giorno.

Spesso, il tema di questi suoi lavori, è la sua famiglia. Perché Pascal è anche un padre e un marito. Negli schizzi, infatti, immortala piccoli momenti di intimità e gioia con moglie e figli, riuscendo a realizzare delle meravigliose finestre aperte sul loro mondo personale, che in qualche modo raccontano anche la nostra vita. Tanti impegni, datori di lavoro così importanti e una famiglia presente e amorevole: cosa vuol dire per Pascal essere padre e artista allo stesso tempo? Lo abbiamo chiesto al diretto interessato, in un’intervista che ci concesso, con nostra grande gioia.

Pascal Campion ci racconta il rapporto tra arte e paternità

Pascal, oggi sei un artista famoso e molto richiesto anche da grandi nomi della produzione cinematografica. Ma quando hai iniziato a disegnare?

Famoso?? No, non proprio. Ho iniziato a disegnare quando ero piuttosto giovane. Non ricordo quanti anni avevo, ma so che ero abbastanza vecchio da piacermi i fumetti. Cercavo di prenderli da mio fratello maggiore che che me li dava solamente se disegnavo i personaggi per lui. E dopo mi chiedeva di fare piccole storie con personaggi inventati. È così che ho iniziato a entrare nel mondo del disegno. Erano però solamente dei stick figures, omini stilizzati. Avrei voluto realizzare interi libri di storie con gli omini stilizzati.

Quando avevo circa dieci anni, mi sono reso conto che avevo bisogno di imparare a disegnare molto meglio se volevo essere in grado di dire di più in storie di spessore e così ho iniziato a concentrarmi sull’aspetto del disegno ma era sempre in prospettiva della storia.

E quando hai capito di voler fare questo mestiere?

Quando avevo 11 anni, ho pensato che volevo disegnare fumetti per la Marvel. Poi quando ne avevo 16 o 17, ho avuto la possibilità di mettermi alla prova con loro. Ho odiato così tanto il processo creativo che ho iniziato a sentirmi completamente perso nella mia vita. Perché quel grande obiettivo che avevo, era scomparso all’improvviso. Ero ancora indirizzato vero l’arte. Ho rivolto allora la mia attenzione verso le scuole artistiche, iniziando a preparare dei pezzi da presentare alla commissione dell’Art School.

Ho realizzato due libri per bambini e tutti i manifesti per una campagna di riciclaggio, mentre ero a scuola. Ho anche lavorato in uno studio di animazione durante uno scambio culturale a Boston.

Quando sono uscito da scuola mi sono trasferito in modo permanente negli Stati Uniti e dopo pochi mesi ho ottenuto un lavoro nel settore dell’animazione. Questo è tutto.

Tuo padre ha appoggiato il tuo desiderio?

Sì. Così come ha fatto mia madre e il mio patrigno (i miei genitori si sono separati quando ero molto giovane).

Mio padre mi ha regalato il libro Marvel way fo drawing (La strada del disegno Marvel) quando ero alle elementari. L’ho letto dall’inizio alla fine e ho fatto tutti gli esercizi del libro almeno una dozzina di volte.

Il mio patrigno mi ha visto disegnare una volta e ha preso i miei disegni. Li ha studiati per un po’, si è girato verso mia madre e ha detto qualcosa come: “Deve fare l’artista…e basta!”. 

Non c’è stata alcuna esitazione da parte di nessuno.

Questo tipo di rapporto, ha condizionato quello con i tuoi figli? In che modo?

Si, ma in un modo strano, direi.
I miei genitori si sono separati quando avevo circa tre anni o giù di lì. Mia madre si risposò rapidamente dopo la separazione e il mio patrigno mi ha praticamente cresciuto. Mi ha fatto interessare alla letteratura, all’arte e mi ha insegnato ad essere indipendente.

Facevo visita a mio padre durante l’estate e adoravo andare dove si trovava in quel momento. Era un viaggiatore. Ci ha amati tantissimo ma purtroppo era sempre al lavoro e quindi non abbiamo mai avuto molto tempo da passare insieme, momenti padre-figlio, fare insieme le cose che fanno le famiglie classiche. Le ho fatte però con mia madre e il mio patrigno.

Ho imparato qualcosa da entrambi. Tutti e due hanno avuto la loro buona e cattiva influenza su di me. Proprio come ogni essere umano. L’unica costante, però, è che entrambi mi hanno sostenuto come artista e volevano il meglio per me. Mio padre, quando avevamo l’opportunità di vederlo, giocava davvero molto con noi. Il mio patrigno cercava più che altro di renderci indipendenti, e per questo gli sono molto grato. Sono stati entrambi dei grandi.

Adesso parliamo un po’ della famiglia.


Quanti figli hai e quanti anni hanno?

Ho tre figli. Una figlia di sette anni, Charlie, e due gemelli, Max e Colin, di cinque.

Come riesci a equilibrare il tuo ruolo di padre con quello di artista, sopratutto considerando il tuo impegno di uno schizzo al giorno?

Fino a circa un anno fa, lavoravo o da casa o nel mio studio. Quindi potevo portare i bambini a scuola e andare a prenderli, prepararli al mattino, fargli il bagno la notte (Io e mia moglie!) e metterli a dormire.

Circa un anno fa, ho iniziato a lavorare sempre di più con gli studi di Los Angeles. Ci siamo quindi spostati qui, a Burbank, e così sono stato costretto ad essere in studio più spesso rispetto a prima. È stata una cosa difficile a cui adattarsi in un primo momento (in realtà ancora lo è) perché, tutto a un tratto non ho più potuto portarli o prenderli da scuola. Potevo solo aiutarli a fare il bagno, metterli a letto e stare con loro durante i fine settimana.

Ora ho di nuovo la possibilità di essere ancora un po’ più presente. Prendo mia figlia a scuola ogni giorno, torno a casa abbastanza presto per uscire con loro, aiutare mia figlia a fare i compiti. Riesco anche ad essere con loro la sera, durante il bagno e quando vanno a letto. Vorrei però tornare a lavorare da casa, così da trascorrere più tempo con loro.

In generale cerco di completare i miei lavori mentre sono allo studio e non durante i momenti che sono con la mia famiglia.

Quale aspetto di ciò che sei, sia come padre che come artista, cerchi o vorresti trasmettere ai tuoi figli?

Hmmm… Bella domanda. Vorrei semplicemente che diventassero delle brave persone. Non devono necessariamente essere come me. Ho molti lati negativi e non voglio che li abbiano anche loro. In questo momento, hanno già delle personalità molto forti, e per fortuna, buone. Per loro desidero solamente che possano essere delle persone di larghe vedute, oneste, in salute, disponibili… e felici.

Parliamo un po’ della tua arte: hai scelto di rendere la tua vita familiare, protagonista delle tue opere. Cosa ti ha spinto a farlo?

Probabilmente perché è la parte più importante della mia vita. È quello che vivo tutti i giorni. Non è tanto una scelta, perché è semplicemente quello che viene fuori quando disegno i miei schizzi.

Faccio cose molto diverse per lavoro, ma quando è per me, lascio la mia mente vagare e la maggior parte dei miei pensieri è dedicata a mia moglie, ai miei figli e alla nostra vita in generale.

Quanto della realtà viene rappresentato nell’opera?

È tutto basato sulla realtà. Certe volte è allungato, a volte il contesto e la storia sono costruiti, ma l’emozione è reale. Mi sono emozionato per ognuno dei disegni che ho realizzato.

A volte, il disegno racconta esattamente quello che è successo. Qualche anno fa ho realizzato una illustrazione con me e i miei due figli che coloravamo con i pennarelli, perché era effettivamente accaduto.

Pochi giorni fa, mio figlio mi ha chiesto della morte e allora ci ho realizzato una piccola storia sopra. Nell’immagine, stiamo camminando nel bosco, cosa che avrei voluto fare un sacco quando ero bambino, ma non ho illustrato il momento in cui mio figlio parlava. La situazione descritta, però, è abbastanza fedele a quello che stavamo facendo.

Com’è il rapporto tra arte-vita e artista-figli?


Fissare su carta questi momenti, pensi abbia contribuito a rendere migliore la tua vita familiare?

Hmmm .. No, non credo. Penso che sia più vero il contrarioLa mia vita familiare ha contribuito a migliorare i miei disegni e la mia arte in generaleSenza mia moglie e i miei figli non realizzerei ciò che disegno o come lo disegno nei miei schizzi personali.

Prima di avere una moglie e dei figli, la mia vita sarebbe stata consumata da disegno e lavoro (stavo lavorando come regista di spot pubblicitari: tante ore, rapidità, alta qualità del lavoro, etc). Dopo aver avuto dei figli, è diventato molto difficile focalizzarsi tanto sul lavoro. Non solo a causa del tempo, ma anche perché non c’era più lo stesso interesse. Non mi importava più così tanto di spot e anche il mio gusto in fatto di film, musica e arte è cambiato. Tutto ad un tratto, i miei disegni sono diventato su mia figlia e mia moglie, temi che non avrei necessariamente disegnato prima semplicemente perché non avevo un legame particolare con loro.

Vedendo crescere ed evolvere la mia famiglia, sono cresciuto e mi sono evoluto anche io come artista. Si è modellato il modo in cui vivo e lavoro, perché ho smesso di lavorare in uno studio e ho iniziato a lavorare da casa (o nel mio studio ma in determinate ore). Mi ha spinto a sviluppare le competenze che non avevo prima e che non mi interessava sviluppare.

Sono diventato più attento alle piccole cose e ho imparato a fare di più con meno tempo. Ho scoperto un nuovo mondo artistico di cui non conoscevo l’esistenza prima. Faccio un sacco meno di animazione ormai e quasi esclusivamente progetto e realizzo illustrazioni (per l’animazione ancora.). Tutto questo mi permette di avere più tempo per la mia famigliaQuindi, si! La mia vita familiare è notevolmente migliorato i miei schizzi!

I tuoi figli cosa pensano di ciò che fai?

Mi dicono che sono un buon disegnatore! È un buono strumento per le feste. Quando giocano con i loro amici, tendo a disegnare un sacco di dinosauri e unicorni!!

Sono eccitati quando disegno le copertine della Marvel perché in seguito sanno che le attaccheranno nella loro cameretta.

Cosa diresti ai tuoi figli se ti dicessero di voler fare il tuo stesso mestiere? E se non volessero?

Li aiuterei se questo fosse ciò che realmente vogliono… e lo faccio. Noi abbiamo un bel po ‘di carta da disegno, penne, matite, vernici e computer a casa. Tutti si sono dilettati con il disegno.

Mia figlia sa come usare Flash e Photoshop molto bene, con cui realizza libri, scrive e illustra le proprie storie. Anche i miei figli sono entrambi molto creativi.

Max ha una preferenza per costruire le cose e Colin ama disegnare un sacco, troppo. Tutti noi disegniamo insieme ed è molto divertente. Detto questo… sono ancora molto giovani. Se vogliono perseguire qualcosa in campo artistico, li sosterrei al 100%, ma non siamo ancora arrivati a quel punto.

Vorrei che trovassero ciò che li appassiona e che lavorassero per quello. Non solamente gettarsi in qualcosa di semplice solamente perché è a portata di man… se questo ha un senso…?

Secondo te, qual è la caratteristica fondamentale che deve possedere un buon padre?

Aah! Sto ancora cercando di scoprirlo. Sto imparando come diventare onesti. Faccio un sacco di errori lungo la strada.
Finora, ho scoperto che la pazienza è un grande virtù. Così come la flessibilità. Cerco di imparare da tutto ciò che ho fatto quando ero più giovane. Solamente che non è così semplice con i ragazzi, specialmente intorno agli orari dei pasti, ai tempi del bagno e per l’ora di andare a letto.
Mi piace molto anche come la mia moglie interagisce con i nostri figli e ho imparato molto da lei.
Ah! Questo è un altro: la capacità di imparare.

Vuoi lasciare un messaggio per i nostri “unipapà”?

Solo…grazie per aver trovato il tempo di parlare con me.

Unimamme e unipapà, trovate anche voi che i disegni di Pascal trasmettano davvero le emozioni e siano, al pari delle fotografie, capaci di catturare momenti speciali?

E cosa ne pensate delle sue parole?

Vi lasciamo ad un altra bellissima serie di vignette che parlano di rapporto padre e figlia.

Michele

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