Quando poi quei compagni su carta, escono dalle pagine e popolano la realtà intorno a noi, è un viaggio unico. Ci si ritrova a veleggiare per i mari con Peter Pan piuttosto che mangiare biscotti con Alice o ancora altre infinite avventure che ci circondano e vivono intorno a noi. Insomma, il potere della lettura, con il suo influsso benefico sulla crescita, è risaputo e riconosciuto. Una recente ricerca, però, si è spinta oltre. Ha scoperto infatti che i libri aiutano semplicemente con la loro presenza nelle nostre case.
Lo studio, pubblicato sull’Economic Journal, ha preso in considerazione il periodo storico che va dal 1920 al 1956. Un periodo fondamentale per l’istruzione in quanto nacquero in tutta Europa numerose riforme della scuola che introducevano l’obbligo dell’istruzione. Queste riforme avevano catapultato molte famiglie nel mondo della cultura. I ragazzi, infatti, costretti a frequentare i corsi scolastici, apportavano un influsso poi benefico all’interno del proprio nucleo familiare, “costretto” a relazionarsi con nozioni e sapere.
I ricercatori hanno quindi osservato 6000 individui originari di 9 paese europei differenti. Hanno poi chiesto loro
Una volta acquisite queste informazioni, i ricercatori le hanno comparate con la situazione lavorativa e lo stipendio retribuito una volta entrati nel mondo del lavoro.
Il risultato è stato che anche solo la presenza di libri in una casa con bambini, li porterà a guadagnare uno stipendio più alto quando saranno diventati adulti.
Infatti dalla comparazione dei dati, partendo dal presupposto che un anno in più di scuola aumenta la retribuzione media del 9%, risulta che quei bambini che hanno vissuto in abitazioni con meno di uno scaffale di libri, è riuscito a guadagnare solamente un 5% in più in seguito alle riforme scolastiche di quel periodo per la formazione aggiuntiva.
Anche se stiamo parlando di un valore positivo, può essere considerato un risultato un po’ basso rispetto a quello ottenuto da chi è cresciuto con un’accessibilità maggiore a molti testi. Chi infatti ha avuto la fortuna di vivere in abitazioni con centinaia di libri sugli scaffali, ha innalzato il proprio stipendio del 21% in seguito della formazione aggiuntiva.
Naturalmente, per migliorare la propria cultura, non è sufficiente vedere i libri come elementi d’arredo, da tenere lì sugli scaffali a prendere polvere. Bisogna sfogliarli, leggerli, viverli nella loro interezza. Bisogna però anche dire che la loro totale assenza non facilita certamente lo stimolo alla lettura. Perché i libri sono un po’ come un barattolo di biscotti. Stanno lì, fermi e immobili a fissarti senza dire nulla. Tu li guardi e anche nel silenzio capisci cosa vogliono dirti: “Prendimi, avanti! Solamente un piccolo “assaggio”, una pagina soltanto”, fino a quando non cedi alla tentazione e allunghi la mano. Ma quel piccolo “morso” che volevi dare ti trascina in un mondo lontano e, senza che tu te ne accorga, hai finito tutti i biscotti nel barattolo.
Perciò, riscopriamo la bellezza di perderci all’interno di una libreria, ascoltando le voci dei volumi che ci chiamano. Anche se non siamo amanti della lettura, portiamo i nostri figli ad imparare quanto sia bella la sensazione analogica di sfogliare delle pagine di carta, dimenticando per un momento la presenza costante e quotidiana del digitale intorno a noi. Chissà che possiamo anche noi appassionarci alla lettura. Dopotutto è un piccolo sacrificio per il futuro lavorativo dei nostri figli e per il loro presente, per viaggiare con la fantasia. Magari riusciamo anche a capovolgere i dati sul calo di lettori in Italia e riscoprire tutta la gamma di emozioni che dona perdersi all’interno della lettura.
E voi unigenitori, in che tipo di casa siete cresciuti? Quanti libri c’erano?
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