Negli ultimi decenni si è visto un grande cambiamento nel ruolo di essere padre. Basti pensare che fino agli anni ’80, vedere un uomo che spingeva un passeggino portando a spasso il figlio, era una visione che destava meraviglia e stupore. Oggi invece, oltre ad essere una situazione completamente normale, si riscontrano sempre più spesso casi in cui è il papà a occuparsi della casa e dei bambini. Un bel salto in avanti per la nostra società, anche se rimane una scelta vista con qualche riserva da molte persone e poco considerata da alcuni stati.
Alcuni ricercatori, colpiti da questo più profondo coinvolgimento paterno, questa presenza maggiore nella vita familiare degli uomini, hanno deciso di indagare sui cambiamenti che ha portato nello sviluppo dei bambini. I risultati sono stati molto interessanti.
Si è scoperto che una maggiore presenza emotiva del padre porta a un migliore sviluppo del bambino, andando a completare in maniera più incisiva il ruolo della madre. La ricerca ha indagato i mutamenti dei ruoli familiari partendo da un periodo complesso come quello della recessione del 2008, in cui molti padri si sono ritrovati a casa senza lavoro. Arrivando al 2014, la ricerca ha riscontrato che il 3,4% dei genitori che sono a casa, sono papà, il cui 32% sono sposati a donne che lavorano a tempo pieno dal 2012.
Bisogna inoltre considerare che l’AAP definisce “padre” qualunque maschio coinvolto nella cura del bambino, a prescindere dalla tipologia di relazione presente. Vengono quindi considerati padri anche nonni, padri adottivi e qualunque uomo che è impegnato per il benessere del bambino. Per questo motivo l’AAP, dopo aver completato la ricerca, ha stilato un rapporto dal titolo “Il ruolo dei padri nella cura e lo sviluppo dei loro figli: il ruolo dei pediatri”, in cui invita la categoria a incoraggiare un maggiore coinvolgimento maschile all’interno della famiglia.
Il Dr. Michael Yogman, presidente della commissione AAP sugli aspetti psicosociali della Child and Family Health e co-autore del rapporto, ha dichiarato: “I padri hanno davvero un impatto impressionante sulla salute dei loro figli, compreso il rendimento scolastico, i rapporti d’amicizia e su futuri problemi sociali come l’abuso di sostanze o casi di delinquenza. I pediatri possono incoraggiare i padri a mettersi in gioco. Un modo potrebbe essere quello di scrivere una prescrizione per i papà con su scritto: gioca con il tuo bambino ogni giorno.”
Ma quali benefici può portare un padre nella vita di un figlio?
Entrando più nello specifico, i padri influenzano la salute dei loro figli nei seguenti modi:
Per questi motivi, l’AAP raccomanda ai pediatri di parlare anche con i padri della salute e il benessere dei loro figli, anziché limitare tali conversazioni alle madri. I pediatri possono sottolineare il ruolo unico che padri svolgono nello sviluppo del loro bambino, riconoscendo che anche i padri sono soggetti a depressione post-partum e dovrebbero essere sottoposti a screening, se necessario.
“I padri di oggi sono più coinvolti con i loro figli rispetto al passato, e vogliono sapere dal pediatra come il loro bambino si sta sviluppando”, ha detto il dottor Craig Garfield, co-autore del rapporto. “Vogliono essere presenti nello studio del medico. Soprattutto con il sempre maggiore numero di donne che entrano nella forza lavoro, sempre più padri intensificano gli sforzi per aiutare a casa e vogliono sapere dal medico che cosa è meglio per i loro figli.”
Nonostante tutto questo, gli uomini devo ancora affrontare numerose barriere culturali, sia nella vita di tutti i giorni che sui luoghi di lavoro, basate su vecchi stereotipi. Ne è un esempio il congedo parentale che nel nostro paese si chiama ancora maternità, poiché la donna è l’unica a poterne usufruire, mentre al neo papà vengono concessi solamente pochi giorni. In altri paesi il congedo parentale viene concesso a uno dei due, indifferentemente dal sesso. Oltre a queste difficoltà pratiche, il ruolo di “casalingo” è ancora ben lontano dall’essere accettato socialmente.
Invece, come afferma il Dottor Garfield, “Nonostante le pressioni sul lavoro e della società, incoraggiando i padri a partecipare alla fase iniziale del rapporto con i loro figli, può fare una grande differenza nel loro livello di comfort e sicurezza nella cura successiva durante la crescita”. Per questo l’AAP sostiene il congedo parentale sia per le madri che per i padri.
Potrebbe essere un grande passo avanti per la nostra società, per il futuro e la crescita dei nostri figli, iniziare ad abbattere queste mura di genere, in cui la donna viene relegata in casa e l’uomo al lavoro. La donna deve essere libera di poter vivere la propria vita come meglio crede, è questa è una battaglia che stiamo combattendo da molto tempo e che non ci stancheremo di portare avanti, ma allo stesso tempo iniziamo anche a dare fiducia e rispetto agli uomini che scelgono di rimanere a casa, perché stanno scontrandosi con le stesse identiche barriere, quando invece potrebbero semplicemente concentrarsi sull’amare e crescere i propri figli.
Voi unigenitori cosa ne pensate delle divisioni di genere? Raccontatevi la vostra esperienza familiare.
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