In tutte le pagine di questo diario della paternità “La versione del papà” mi sono concentrato sempre sui rapporti, sui legami, sulle azioni e sentimenti interni al nucleo, in una continua relazione tra genitori e figlio. Anche se gli argomenti cambiavano, i punti di vista si spostavano e venivano sottolineati particolari aspetti rispetto ad altri, sono sempre rimasti all’interno di questo meraviglioso triangolo familiare, concentrandoci poco sul mondo esterno. In realtà la visione del mondo e le emozioni che si provano osservandolo cambia radicalmente.
Già prima che Giacomo nascesse, mi ero accorto che qualcosa stava cambiando nella realtà che mi circondava. All’improvviso, il mondo sembra abitato esclusivamente da donne incinta e passeggini. Mi era impossibile girare per la città senza incontrare coppie di genitori o che stavano per diventarlo. All’inizio provavo stupore: come era possibile che all’improvviso tutti in città avessero deciso di mettere su famiglia? Con il passare dei nove mesi, però, e sopratutto parlandone con Marta, avevo capito che la faccenda era diversa. Infatti, quando confessai il mio stupore in quella grande quantità di pancioni, mi moglie mi diede una risposta molto pragmatica: “Guarda che ci sono sempre state, eri tu che non le vedevi”. La risposta mi spiazzò. Possibile che non riuscissi a vedere quell’esercito di famiglie con bambini che mi circondavano? Semplicemente, si. L’idea di diventare padre mi aveva aperto gli occhi, focalizzando l’attenzione sui particolari che mi circondavano e che sentivo più affini.
Da quando è nato Giacomo, però, qualcosa è cambiato. Me ne sono reso conto un giorno mentre guardavamo un film. C’era un padre che stava dando l’estremo saluto al figlio morente. Marta naturalmente aveva le lacrime agli occhi e proprio quando stavo per prenderla in giro, mi resi conto che c’era qualcosa di diverso. Una scena del genere rapisce tutti quanti, naturalmente, ma quella volta lo fece in modo differente. Sentivo un grande calore dentro di me che cresceva, una vicinanza mai provata con una scena. Mi stavo commuovendo. Non che prima fossi un glaciale spettatore, però non mi ero mai immedesimato così tanto. Questo perché ora riesco a capire veramente quelle emozioni, l’amore di un genitore per un figlio, la paura di perderlo, l’orgoglio di vederlo riuscire, la speranza di seguirlo nella crescita nel migliore dei modi.
Anche adesso, dopo un anno dalla nascita, quando vedo una scena tra un genitore e un figlio, sento un piccolo morso allo stomaco, pensando a Giacomo. Naturalmente non ammetterò mai tutto questo con Marta, bisogna mantenere integra la figura del maschio duro e insensibile.
Giacomo, dal momento della sua nascita, mi ha fatto molti regali, con le sua azioni, le richieste e le necessità che mi mettono alla prova, cambiandomi anche a livello fisico. Inconsciamente, mi sta permettendo di crescere e migliorare sia come genitore che come uomo. Un figlio, però, riesce a fare ancora di più: modifica la tua visione della realtà semplicemente con la sua presenza.
Un regalo meraviglioso.
E per voi unigenitori come è cambiata la realtà intorno a voi?
In base al tipo di lavoro che fate (o allo stato della gravidanza) potreste dovere…
Seggiolino in auto obbligatorio per i bambini: ecco cosa dice il Codice della Strada (e…
Più batteri che nel gabinetto: un oggetto davvero comune nelle case di chi ha bambini…
No, la genitorialità non deve essere per forza privazione del sonno: ecco cosa potete fare…
Quale posizione ha il vostro bambino in grembo? Non serve un'ecografia: puoi scoprirlo seguendo i…
Il cibo uccide: in Italia e in Europa ogni anno sono troppi i minori di…