Quando un neonato entra in una famiglia, stravolge e confonde tutto e tutti. Nuovi ritmi, nuove responsabilità, uno stile di vita completamente differente. Cambia e muta tutto ciò che incontra sulla sua strada. Tutte le attenzioni si concentrano su di lui e nuovi legami si formano, ma pochi si fermano a riflettere di come cambino anche i legami che già esistevano e si pensavano immutabili.
A prescindere da quando avete avuto il vostro primo bambino, avevate un certo numero di punti fermi che sorreggevano la vostra realtà. Quando arriva un figlio, la realtà muta, voi cambiate e crescete, maturate, ma la base su cui poggia la vostra esistenza rimane quella. Sto parlando di quella realtà fatta di persone che vi hanno accompagnato fino a quel punto, che con le loro figure vi hanno permesso, più o meno direttamente, sia nel bene che nel male, di arrivare a quel momento meraviglioso che è quando si diventa genitori. Una nuova vita che fiorisce dal terreno preparato da voi e dalle persone che vi circondano, fino a quel momento.
E in quel salone composto da colonne portanti che potete osservate se vi voltate indietro, due sicuramente sono quelle più importanti: i vostri genitori. Due figure che sono differenti per ognuno di noi ma che, in qualunque modo siano legate a voi, rappresentano i modelli su cui verrà costruita la personale idea genitoriale. Due pilastri che sono rimasti immutabili fino a quel momento e che continueranno a essere immutabili per i prossimi anni. O per lo meno è quello che credete voi.
Perché l’arrivo di un bambino colpisce profondamente anche i nuovi nonni. Che sia perché rivivono il loro essere genitori, desiderosi di non compiere gli stessi errori, o per la felicità di vedere la vita che continua, o per qualunque altro motivo possibile e immaginabile, i nonni di vostro figlio diventano delle persone completamente differenti dai due genitori che vi hanno cresciuto. I miei non sono stati esenti da questa trasformazione, specialmente mio padre.
La figura maschile che mi ha cresciuto è sempre stata molto polivalente. Silenzioso e riflessivo, mio padre ispira a chi lo vede un’impressione di rispettosa riverenza. Non timore ma piuttosto di sobrietà. Un filosofo, un pensatore, un acculturato sono le figure che usano più spesso le persone per descriverlo. In qualche modo, proprio per questa sua sobrietà, non c’è mai stato un vero e proprio rapporto tra me e lui, anche se è sempre stato presente, a modo suo, insegnandomi molte cose. Non era il padre amicone a cui si va a chiedere consigli sulla fidanzatina, ma quello a cui ti rivolgi se vuoi avere una conversazione impegnata, che sia essa di politica, sociale o etica. Nonostante questo, non saprei dire qual è il suo punto di vista, perché lui era sempre pronto a difendere la posizione opposta alla mia, insegnandomi a valutare più prospettive. Grazie a lui sono appassionato di libri. Tutta la mia formazione la devo a lui, che per tutto il periodo degli studi mi ha ripetuto “Fai quello che vuoi, basta che studi e che lo fai con coscienza”. Un atteggiamento che non mi ha evitato di fare errori nella vita, ma sempre valutandone conseguenze e prendendomi le giuste responsabilità.
Anche se non si informava della mia vita privata e sociale, a modo suo mi stava vicino, come quando mi aspettava sul divano leggendo o guardando la televisione, quando facevo tardi la sera. Insomma, tra lati negativi e positivi, è stato un modello di vita e l’esempio su cui baso il mio essere padre oggi. Immaginate quindi il mio stupore quando, la prima volta che ha visto Giacomo, in modo del tutto naturale e spontaneo, ha avvicinato il volto alla culla, sorridente e felice, e ha iniziato a fargli le vocine. Io e Marta ci siamo guardati, con la bocca spalancata, stupiti ma felici. Un cambiamento inaspettato, ma meraviglioso.
Perché Giacomo aveva non soltanto aperto un nuovo capitolo della storia mia e di Marta, ma anche donato una seconda vita ai miei genitori. Quello che si osserva sulla superficie, osservando un nipotino con i nonni, è una forte propensione a viziarlo. Criticabile o meno, è soltanto lo strato più esterno. In realtà, adesso che è passato un po’ di tempo, ho capito che è la loro opportunità di dimostrare tutto l’amore che provano e che con noi, per un motivo o per un’altro, non avevano avuto la possibilità di fare con noi. Avrebbero voglia semplicemente di sentirsi ancora utili, per questo si mettono a nostra disposizione. E noi, come genitori e come figli, dobbiamo soltanto donargli la possibilità di farlo. Come invece ha reagito ed è cambiata mia madre è un’altra storia.
E per voi unigenitori come è stato il cambiamento del nonno?