A sostenerlo è uno studio pubblicato sull’Irish Heart Foundation secondo il quale i piccoli vengono presi di mira con metodi “subdoli, sofisticati e furtivi”.
Secondo i dati rilevati le aziende di questo tipo si indirizzerebbero direttamente ai bambini. Lo psicologo e capo ricercatore Mimi Tatlow Golden dichiara: “nel mondo digitale possono individuare coloro che sono più reattivi al marketing del cibo e delle bevande e così mirano ai bambini che sono i più vulnerabili”.
L’indagine, che si intitola “Chi nutre i bambini online”, ha realizzato la prima ricerca europea sulle tecniche sulle varie tecniche di marketing dei marchi più in voga tra gli adolescenti su Facebook.
Ecco come si è svolta la ricerca e cosa si è scoperto:
La strategia dei grandi marchi è quella di pubblicare continui aggiornamenti sulle loro bacheche per convincere i ragazzi a condividerli. In pratica i brand provano a reclutare utenti su Facebook per pubblicizzare i loro prodotti. “Sono alla ricerca di “likes, tag, commenti e foto che portino collegamenti e hashtag“.
Naturalmente gli scienziati sono molto preoccupati per il condizionamento indotto da Facebook. “Sebbene la partecipazione sia limitata a quelli da 13 anni in su, anche i bambini più piccoli riconoscono e capiscono lo scopo della campagna pubblicitaria , la presenza di questo tipi di marketing è preoccupante”.
Lo HIF ha rilevato che questi brand utilizzano di proposito un forte appeal per i ragazzi e i piccoli:
Inoltre vengono ingaggiate persone famose del mondo dello sport e celebrità. Un piccolo sondaggio su 33 genitori con figli di 13 – 14 anni ha dimostrato che loro erano molto ostili ai modelli proposti dai grandi marchi per promuovere prodotti poco salutari.
Mentre all’estero si sta lavorando per elaborare un codice di condotta per le pubblicità sui cibi nel nostro Paese non si sta muovendo nulla.
Segue un video dell’Accademia di Belle Arti di Catania sul cibo spazzatura.
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