Ormai sono quasi vent’anni che questo caso si trascina in tribunale, più o meno da quando Marta nasce con la Sindrome di Down il 12 settembre 1996 e la madre accusa apertamente il ginecologo di non averle consigliato degli esami che avrebbero potuto scoprire il cromosoma in più.
La donna infatti aveva dichiarato che avrebbe tenuto il figlio solo se sano, diversamente invece avrebbe abortito. Il medico si era difeso ribattendo che aveva prescritto gli esami richiesti per una gestante della sua età e che quindi l’amniocentesi sarebbe risultato essere un controllo inutilmente rischioso.
Nelle varie sentenze che si sono succedute nel corso degli anni è stato riconosciuto: “il danno subito” con un risarcimento ai genitori, successivamente la Cassazione ha negato ciò, mentre nel 2012 si è chiesto che si quantificasse una somma da elargire ai genitori dell’ormai cresciuta bambina con la Sindrome di Down per il danno psicologico e l’assistenza fornitale.
Inoltre viene stabilita anche una somma per la disabile per “vivere meno disagevolmente”, come prevede anche la Costituzione
Infine l’anno scorso la Cassazione ha aggiunto un altro tassello alla delicata vicenda precisando che non esiste un “diritto a non nascere se non sano”.
Come in molti fanno notare, il confine è ormai sottilissimo.
Infatti il risarcimento scaturisce dalla “colpa” del medico, dal momento che se la sua inadempienza non ci fosse stata la bambina non sarebbe nata. In pratica si risarcisce una persona venuta al mondo con una disabilità per il fatto che non avrebbe dovuto nascere.
Nella sentenza si legge anche questo: “La non vita non può essere un bene della vita. C’è il rischio di una reificazione dell’uomo, la cui vita verrebbe a essere apprezzabile in ragione dell’integrità psico-fisica“.
Con queste premesse, ricorda Avvenire i figli nati disabili da madre che erano a conoscenza dei pericolo e che pure hanno deciso di portare avanti la gravidanza potrebbero chiedere a loro volta un rimborso.
Martina Fuga, mamma di una bimba con la Sindrome di Down che tiene anche un blog: Imprevisti, ha commentato con parole molto sagge questa notizia direttamente sulla sua pagina Facebook:
“Non è una vicenda nuova, ma la novità di oggi mi fa rabbrividire.
Lo sapete bene come la penso, non sono contro le indagini prenatali, sono per l’informazione e per la libertà di scelta, io ho fatto la mia ma non ho mai giudicato chi ne ha fatte di diverse e non comincerò oggi.
Però credo che una sentenza che dice che una persona vada risarcita perché nata con sindrome di Down sia un precedente che farà molto male alla cultura della diversità. Si legge: “a parere dei giudici è giusto che quest’ultima benefici di una somma per «vivere meno disagevolmente»”.
Per vivere meno disagevolmente i nostri figli hanno bisogno di ben altro: rispetto, fiducia, diritti, dignità, amore e soprattutto una cultura che li veda come persone che possono vivere una vita piena nonostante le difficoltà. Non c’è alcuna somma di denaro che possa risarcire il non essere voluti, amati, accettati, inclusi“.
E voi unimamme cosa ne pensate di questa vicenda?
State dalla parte di questa mamma che critica la sentenza citando la sua esperienza di mamma con una figlia con la Sindrome di Down o ritenete giusto il risarcimento stabilito che alla fine sancisce che i “figli malati” siano un errore da risarcire?
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