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La mamma di un bimbo nato morto ha trascorso 2 settimane con lui – FOTO

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Maria Sole Bosaia

Una mamma è sempre una mamma anche se il suo piccino non ha la possibilità di vivere.

L’infermiera Lynsey Bell, è una mamma a cui è stata comunicata una devastante notizia.

Una mamma si è occupata di suo figlio nato morto per 2 settimane

La donna ha avuto una grave emorragia dopo un tragico annuncio datole dai medici: il suo bimbo non sarebbe vissuto.

Risvegliatasi dopo 2 giorni di coma ha deciso di sfruttare al meglio il breve tempo concessole con il figlio.

Nei successivi 15 giorni il bimbo, Rory, è stato conservato in una stanza fredda in modo che la mamma e il marito potessero vederlo ogni volta che volevano.

La coppia gli ha cambiato i pannolini, lo ha cullato, gli ha fatto il bagnetto e ha letto delle storie, facendo crescere, di giorno, in giorno, il loro legame.

“Rory era il mio bambino. Dovevo prendermi cura di lui , dovevo cambiarli il pannolino e arrivare a conoscerlo” ha ricordato la sua mamma “ho assorbito ogni piccola caratteristica del suo corpo, ho scattato foto del suo volto, della sua nuca, delle sue dita delle mani e dei piedi. Gli ho cambiato il pannolino e l’ho cullato, il nostro legame è cresciuto sempre di più”.

“La mia unica paura era che diventasse troppo caldo. Volevo preservare il suo corpo il più a lungo possibile”.

La signora Bell ha dichiarato che prima di essere dimessa dall’ospedale lei e il marito hanno fatto un’ultima visita a Rory e poi lo hanno portato a casa per la prima e ultima volta.

“Nel corso di un’unica, speciale nottata abbiamo fatto tutto ciò che avremmo fatto nel corso di un anno”.

Prima di avere Rory la donna ha avuto altri 3 bambini: Daisy, Max e Poppy.

Con la sua ultima figlia Lynsey aveva sviluppato la preeclampsia, quindi la sua nuova gravidanza era a rischio.

Un’ecografia alla 32° settimana ha mostrato che Rory non stava crescendo e, mentre la data del parto si avvicinava, la pressione sanguigna della mamma peggiorava, mentre mani e piedi si gonfiavano.

Cinque settimane prima del parto Lynsey ha avvertito dei fortissimi dolori ed è corsa in ospedale.

Purtroppo, quando le infermiere hanno cercato il battito del bimbo non l’hanno trovato.

“In quel momento tutto il mondo mi è crollato addosso”.

La situazione però si è ulteriormente aggravata.

Poco prima di dover partorire è stata colpita da una forte emorragia e le è stata praticata un’isterectomia per fermare il sanguinamento.

Lyndsey è stata messa anche in dialisi perché i reni cominciavano a cedere e si è svegliata due giorni dopo per apprendere che aveva rischiato di morire.

La preeclampsia aveva causato un distacco della placenta, provocando quindi l’emorragia.

La donna racconta che inizialmente era terrorizzata di vedere il figlio.

“Non sapevo che aspetto avrebbe avuto. Ero spaventata. Quando l’ho toccato era freddo e le sue guance dure”.

Ora Rory riposa vicino al nonno, una lanterna di vetro con una candela gli tiene compagnia.

Qualche volta mi chiedo cosa sarebbe successo se non mi avessero indotto il parto così presto. Rory sarebbe stato bene? Cerco di non lasciare che questi pensieri mi consumino. Ho tre figli che hanno bisogno di me e sono felice di essere viva per essere la loro mamma”.

“A volte le persone si sentono in imbarazzo a ricordare il nome di Rory, ma io amo parlare di mio figlio. Lui è parte della famiglia tanto quanto i suoi fratelli. Non mi dimenticherò mai del mio bambino speciale e fino a quando potrò terrò accesa la sua candela”.

 

Noi vi lasciamo dandovi alcuni consigli su come aiutare i genitori che affrontano una morte perinatale.

Unimamme voi vi siete commosse per questa storia?

Maria Sole Bosaia

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