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Filmati hard diffusi in rete per vendetta: il 52% delle ragazze è a rischio

Published by
Michele


Quando l’amore finisce, non sempre rimane un rapporto seren
o o si prendono semplicemente strade differenti. Rancore, rabbia, incomprensioni fanno desiderare una vendetta comprensibile ma non giustificabile. Ci si sente soli e abbandonati, indifesi, portando a cercare un’azione che possa far riconquistare quella forza che si è persa nel momento della separazione e che ci ha portato a sentirci deboli. Azioni dimostrative tipiche dell’adolescenza, in cui le emozioni e le esperienze sono amplificate e percepite come vitali per la propria esistenza, rendendo le relazioni delle storie d’amore da romanzo e gli abbandoni come atti che rovinano l’intera esistenza. Una volta si sparlava in giro, si cercava un nuovo partner per cercare di far nascere la gelosia, per urlare in faccia a chi se ne era andato: “Guarda cosa ti sei perso/a!”. Si reagiva con piccoli gesti che se pur sbagliati, avevano ripercussioni deboli, più personali che pubbliche. Nell’era di internet e della comunicazione, però, non è più così semplice e la vendetta amorosa può prendere connotazioni pubbliche pericolose che si ripercuotono sull’intera esistenza della vittima e del carnefice. La revenge porn, versione inquietante e attuale della vendetta amorosa, può condizionare pesantemente vite intere. Il problema più grave, però, è che non si tratta di una possibilità ma di una pesante verità.

L’Osservatorio Nazionale Adolescenza e Skuola.net hanno deciso di compiere uno studio approfondito sulle relazioni amorose e le successive separazioni che avvengono nei giovani tra i 13 e i 18 anni, nell’epoca di internet. Sono stati presi in esame 7mila ragazzi all’interno di questa fascia d’età che hanno trasmesso dei dati interessanti che devono far riflettere.

L’amore ai tempi di internet

Innanzitutto, l’amore non è più quello di una volta. 1 ragazzo su 5, infatti, racconta di aver avuto una relazione amorosa dietro lo schermo del proprio digital device, al sicuro e protetto dalle complicazioni della vita fuori. Solamente il 60% di questi ha proseguito la propria relazione al di fuori della rete, mentre il 40% ha proseguito sulla strada del freddo digitale, supportati dalla protezione che forniscono le chat, luoghi d’incontro perfetti che il 10% degli intervistati utilizza regolarmente insieme a messaggi, video e foto per esprimere cosa provano. Una volta in chat, tutto sembra distante e innocuo e quindi è più facile lanciarsi in richieste e atteggiamenti che creerebbero imbarazzo se si fosse fisicamente vicini. Il 6,5% dei ragazzi ammette di fare sexting, inviando e scambiando con il proprio partner materiale fotografico e video che lo ritrae in atteggiamenti molto intimi.

Poi però le storie d’amore finiscono, sopratutto quelle adolescenziali, molto volubili, in particolare quelle virtuali che vengono vissute con maggiore leggerezza. 1 adolescente su 5 ha tradito il proprio “amore”, 1 su 10 addirittura in rete. Questo perché il tradimento online per il 37% dei ragazzi non è considerato come un vero tradimento. La percentuale di tradimenti, naturalmente, aumenta durante il periodo estivo in cui i ragazzi escono più spesso, più facilmente incontrano nuove persone e passano maggiore tempo fuori casa. Per chi viene abbandonato o tradito è un duro colpo, proprio come nelle separazioni più convenzionali. La differenza sta nella tipologia di vendetta amorosa che viene attuata, che si trasforma in revenge porn. Perché il materiale intimo inviato al partner non scompare dopo la chiusura del rapporto. Rimane a disposizione di chi è stato abbandonato che spesso non si fa problemi a pubblicarlo o postarlo online. Il 5% degli intervistati è stato soggetto o ha ricevuto la minaccia di subire questa tipologia di vendetta.

In pratica, 1 persona su ogni classe di 20 alunni, ha incontrato sulla propria strada la revenge porn. Un’azione che condiziona pesantemente la sua esistenza perché una volta messi online, un video o una foto si propagano velocemente, arrivano volutamente o casualmente in numerose case e diventa impossibile arrestarne la diffusione.

Questo rischio aumenta quando si pratica sexting, fornendo volontariamente questo materiale. Tra chi lo pratica, infatti, il 17% è stato oggetto di una revenge porn, con una percentuale maggiore di ragazze, circa il 52%. Ma questa vendetta pubblica e informatizzata non colpisce solamente chi proviene da una relazione finita male. Ne subiscono gli effetti anche chi è soggetto di bullismo o cyberbullismo, il 18% delle vittime, portando a conseguenze molto gravi sulle persone, a volte anche al suicidio.

Quando ci si lascia per stare con un’altra persona o quando si scopre un tradimento, troppo spesso scatta la vendetta e si usano queste foto e questi video per far del male all’altro mostrando poi tutto ad amici e, nella peggiore delle ipotesi, rendendo quel materiale di pubblico dominio.” spiega Maura Manca, psicoterapeuta e presidentessa dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza “Così si distrugge l’autostima, la psiche e la dignità di una persona. È una violenza con esiti gravissimi che in alcuni casi ha portato anche al suicidio. Oggi si sta diffondendo anche la moda di minacciare la pubblicazione di tali immagini per ottenere da parte della vittima favori sessuali, facendo girare il suo numero anche tra gli amici. Tante ragazze non hanno il coraggio di denunciare ciò che subiscono e acconsentono”.

Cosa possiamo fare?

La revenge porn è solo l’ennesimo esempio di come sottovalutiamo i mezzi che mettiamo a disposizione dei nostri ragazzi. Strumenti utili e fondamentali per poter vivere la quotidianità e con cui indubbiamente devono prendere confidenza per potersi integrare nel mondo lavorativo e sociale un domani. Non per questo, però, devono essere abbandonati a loro stessi, perché corrono il rischio di far del male a loro e ad altri. Sembra abbastanza chiaro come sia imperativo fornire un’etica e un’educazione nell’utilizzo della tecnologia, come conferma anche Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net: “Fenomeni del genere non fanno che confermare la necessità di educare i ragazzi ad un uso corretto della rete sia in famiglia che a scuola, fronte sul quale da qualche anno è attivo comunque il Safer Internet Center Italiano, Generazioni Connesse, un consorzio capitanato dal Miur e di cui Skuola.net è membro. Paradossalmente la revenge porn, anche se non attuata, può costare caro agli aspiranti vendicatori: la sola presenza di foto intime di minorenni sui propri device digitali già costituisce il reato di detenzione di materiale pedopornografico.

Mentre questo tipo di associazioni inizia a muoversi per contrastare l’uso errato della tecnologia da parte dei nostri ragazzi e il cyberbullismo, a noi genitori rimane il compito più difficile: educarli. Perché il rispetto per le persone e per sé stessi, il valore della comunicazione sana e della comprensione sono tutti elementi che hanno la stessa importanza sia nel mondo reale che in quello digitale. Prendiamoci del tempo per stare con loro, per mostrargli quanto bello sia il mondo al di fuori della rete, ma sopratutto per spiegargli che se uno strumento è semplice da utilizzare non vuol dire che sia anche sicuro, ricordando il confine fondamentale che esiste tra privato e personale. Solo così potremmo curare la causa e non l’effetto, arrivando spesso irrimediabilmente in ritardo.

E voi unigenitori vi siete trovati a dover gestire situazioni di questo tipo?

Michele

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