Ormai è risaputo che i bambini, fin dalla nascita, hanno già diversi sensi ben sviluppati. Secondo uno studio riescono a vedere fino a 30 cm di distanza a pochi giorni dalla nascita.
Non solo. Le ricerche della psicologa Francesca Simion, a capo del Cognitive Infant Lab dell’Università di Padova, aggiungono altri elementi riguardanti le sorprendenti capacità dei bimbi appena nati.
Come noto i neonati utilizzano i sensi per conoscere il mondo.
Fin dai primi giorni di vita il neonato sa distinguere gli odori, quello della pelle e del latte della mamma in primis. Per questo motivo ad esempio il neonato gira la testa verso la mamma quando la stessa si avvicina per allattarlo.
Anche il senso del gusto è sviluppato: a 12 ore con un esperimento è stato dimostrato che se gli si fa assaggiare un liquido dolce il bambino avrà un’espressione soddisfatta, diverso nel caso in cui assaggia un liquido amaro o acido.
Circa il sistema uditivo invece, come confermato da diverse ricerche, esso funziona ancor prima della nascita. Esempio ne è che i prematuri rispondono alla stimolazione acustica.
Diversamente dall’udito la vista alla nascita è poco sviluppata: il neonato vede male da lontano, ma vede bene da vicino anche se non mette a fuoco i piccoli dettagli.
La dottoressa Simion, Professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo Cognitivo all’ Università di Padova, studia da 30 anni i neonati, seguendoli da pochi giorni dalla nascita fino al nido. Le sue aree di ricerca sono:
Le ricerche effettuate dalla dottoressa con il suo team si basano su tecniche di osservazione, come ad es. la tecnica della “preferenza visiva“: vengono presentati al bambino 2 stimoli e si osserva a quale dei due il neonato presta maggiore attenzione e osserva per più tempo.
Un’altra tecnica, chiamata “abituazione“, consiste nell’osservare come l’attenzione di un bambino nei confronti di un’immagine di un oggetto cali con il passare del tempo. Dopo un po’ che osserva un’immagine infatti il bambino la guarda sempre meno perché ha imparato a conoscere l’oggetto essendo divenuto familiare. Se però lo stesso oggetto gli viene mostrato con una qualche variante si nota che il bambino la osserva nuovamente e per più tempo.
Molto interessanti risultano essere le osservazioni relative alle capacità dei neonati di distinguere visi con caratteristiche somatiche diverse dalle proprie e i suoni di lingue diverse. Tali abilità però dopo 3-4 mesi vengono perse.
“Tutto questo avviene con un’esperienza minima del mondo e un cervello non ancora sviluppato“ ricorda la ricercatrice su La Stampa.
Attraverso quella che viene chiamata “sintonizzazione percettiva” i bambini si sintonizzano su ciò che percepiscono per maggior tempo e maggiore frequenza.
Ciò che porta i neonati a “sintonizzarsi” sulle percezioni tipiche dell’ambiente in cui crescono, e la precocità delle lori doti a livello sociale come l’attenzione al volto e l’imitazione delle smorfie risultano importanti per la “sopravvivenza” dei cuccioli, che nel nostro caso sono rappresentati dai piccoli umani.
Questi studi sono importanti anche per catturare gli eventuali segnali di rischi a livello cognitivo ed emotivo, come ad esempio in caso di autismo. Il gruppo di ricerca ha infatti creato una base dati di riferimento che isolando le singole funzioni cognitive che sottostanno alle risposte comportamentali hanno osservato le diverse modalità di funzionamento delle stesse nei bambini esaminati. In tal modo si favorisce un’eventuale diagnosi precoce e i conseguenti interventi.
Il centro di ricerca è alla costante ricerca di genitori disposti a lasciare osservare i loro bambini. Le registrazioni durano circa 30 minuti ed avvengono presso il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dell’Università di Padova. Se siete disposti a partecipare o semplicemente volete ricevere maggiori informazioni, di seguito gli indirizzi email da usare:
irene.leo@unipd.it
lucia.gava@unipd.it
hermann.bulf@unipd.it
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