Secondo i dati raccolti da Save the Children nella città siriana di Madaya si sta verificando un incremento di tentati suicidi.
Madaya è al una città che si trova a 40 km da DAmasco, sulle montagne, che è sott’attacco da luglio 2015 da parte delle forze governative. Inoltre non si
Lo staff medico ha riportato che:
hanno tentato il suicidio.
Nel 2015 quando l’assedio è stato imposto non si sono registrati casi di tentati suicidi.
Secondo i medici centinaia di persone soffrono di problemi psicologici come depressione e paranoia, malattie esacerbate dalle condizioni in cui sono costretti a vivere.
Purtroppo in questa città manca l’assistenza medico psicologica di base.
Di Madaya si era parlato quando, all’inizio dell’anno, 65 cittadini erano morti per fame e malnutrizione (si nutrivano di foglie e insetti).
Per questo motivo alcuni convogli umanitari erano riusciti a passare, ma da aprile Madaya è isolata.
“I bambini sono psicologicamente schiacciati e stanchi. Con loro svolgiamo alcune attività come cantare, ma non reagiscono, non ridono come farebbero normalmente. Disegnano immagini di bambini macellati durante la guerra, di carri armati, dell’assedio o della mancanza di cibo” racconta un’insegnante.
Molti piccoli soffrono di malnutrizione e hanno problemi a digerire il cibo. “Ora la fame e l’assedio stanno tornando ai livelli dello scorso inverno, quando adulti e bambini stavano morendo di fame. Non abbiamo bisogno di compassione ma di aiuto in questa crisi”.
Sonia Khush, Direttrice siriana di Save the Children aggiunge “la pressione di vivere in queste condizioni per anni, senza respiro è una condizione troppo difficile da sostenere, in modo particolare per i bambini. Ci sono più di 250 mila bambini che vivono sotto assedio in Siria e mentre sono resilienti noi vediamo i segni dei traumi ogni giorno”.
Khush aggiunge: “Madaya e altre aree assediate sono state nuovamente dimenticate, ma questa volta il mondo non deve aspettare che le persone muoiano di fame perché le persone muoiano di fame prima di agire. Ormai è chiaro da entrambe le parti che i civili devono soffrire per raggiungere scopi militari. Anche nel mezzo di una guerra brutale, cibo, acqua pulita e libertà di movimento sono diritti, non privilegi”.
La direttrice invoca l’accesso alle risorse umanitarie e il sostegno della comunità internazionale per l’evacuazione dei cittadini e delle città assediate.
Unimamme, voi cosa ne pensate della situazione in cui sono costretti a crescere questi bimbi?
Noi vi lasciamo con un commovente video sui bimbi siriani.
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