In questi ultimi anni si è diffusa la passione per le extension, le folte chiome di capelli da applicare ai propri per allungarli.
Forse non sapete che anche controllando la provenienza dell’involucro è molto difficile risalire alla loro vera origine.
Dietro la quale, spesso, di nasconde un business di sfruttamento e povertà.
La pratica di tagliarsi i lunghissimi capelli è molto diffusa, per esempio, in India, dove i pellegrini compiono viaggi lunghissimi per offrire i loro capelli a Vishnu.
Si tratta quindi di una tradizione che affonda le sue radici in un’usanza religiosa. Nel documentatio Hair India, come riportato su Green me, i pellegrini donano i capelli per purificarsi, inoltre pare che la divinità Vishnu abbia chiesto un prestito per pagare il suo matrimonio e dunque i fedeli dovrebbero contribuire a ripagarlo offrendo i loro capelli.
Stando a un’altra tradizione le donne si rasano per mettere da parte la loro vanità. In questo modo i templi indù si riempiono di vere e proprie tonnellate di capelli umani, lasciati da donne che vivono nella povertà più assoluta.
Solo nel tempio di Tirupati vengono tagliate 70 tonnellate di capelli ogni anno.
Qui lavorano più di 650 barbieri che vengono pagati pochissimo. Si tratta di uomini, donne e persino bambini che arrivano con chiome lunghissime ed escono calvi. I fedeli aspettano addirittura 5 ore nella speranza di ricevere la benedizione divina da Vishnu.
Una volta tutti questi capelli ammassati venivano bruciati, adesso però non è più così e il tutto viene portato al porto di Chennai, da lì parte per la Gran Bretagna.
Chi lascia i capelli non riceve niente: viene loro promesso che i soldi ricavati dalla vendita dei capelli andranno a finanziare orfanotrofi e ospedali.
In realtài soldi finiscono nelle tasche di coloro che prendono in giro tutta questa povera gente.
I capelli quindi vengono ammassati in ceste e lasciati in un grande magazzino e poi venduti online alle aziende che trattano capelli umani.
Quando però vengono acquistati i capelli sono pieni di sudore, sangue e pidocchi, mentre i magazzini puzzano di “muffa e funghi”.
Per raggiungere 1 tonnellata di capelli servono le chiome di 3 mila donne. Se poi non diventano extensions o parrucche i sacchi di yuta vengono comunque venduti a 200 o 400 dollari al chilo.
Se si ha la fortuna di avere capelli biondi naturali si possono guadagnare 1500 dollari. Una parrucca simile è stata venduta all’esorbitante cifra di 8 mila dollari, tempo fa.
Il loro impiego, come riportato su Cosmopolitan, è molto vario:
Tutto il processo prevede decolorazione, tinta e cucitura, frutta ben 2 mila Euro per una testa completa.
Si stima inoltre che solo il 20% dei capelli provenienti dall’India arriva dai templi, mentre il resto potrebbe essere il frutto di violenze e intimidazioni nei confronti dei bambini.
Infine, a partecipare a questo mercato troviamo anche la Cina, che ricicla i capelli caduti, li pulisce e li spaccia come provenienti da India, Russia e Brasile.
Ad ogni modo anche le donne cinesi vendono i loro capelli, come riportato su Yahoo.com ricevendo in cambio circa 5-8 dollari.
Unimamme e voi eravate a conoscenza di questo commercio che si approfitta di una popolazione che già vive in estrema povertà e viene palesemente sfruttata?
Voi avete mai fatto le extensions?
Noi vi lasciamo con un’altra storia di sfruttamento di bambini.
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