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Scuola

“Mio figlio autistico non ha mai avuto amici”: l’appello di un papà ai genitori

Published by
Maria Sole Bosaia

Unimamme, oggi vogliamo parlarvi della storia di un ragazzino un po’ diverso dagli altri ma che, come tutti i bambini e i ragazzi, vorrebbe disperatamente integrarsi ed essere accolto.

Il papà di un ragazzino autistico lancia un appello

Qualche giorno fa un papà Bob Cornelius ha postato una riflessione sulla sua pagina Facebook in cui ha parlato di Christopher, suo figlio autistico e del suo rapporto con un compagni di classe.

Nessuno

” per chi non lo sa, Christopher, il mio figlio più piccolo, è nello spettro dell’autismo, sono andato alle sue spalle durante la scuola notturna di giovedì e ho scattato un’immagine di uno dei suoi progetti in mostra sul muro, una delle tante cartoline piuttosto carine che tutti i bambini della sua classe avevano riempito. Veniva chiesto loro di elencare i cibi preferiti, lo sport, i programmi tv, ecc...

Ho scattato la foto in fretta e non ho notato tutte le risposte che aveva riempito, quella volta. Solo quando sono tornato a casa che mi è balzato agli occhi qualcosa.

Voi ragazzi vi ricordate, un paio di settimane fa, l’incredibile ammontare di copertura mediatica che il giocatore di football della Florida State ha ottenuto quando si è seduto al tavolo da pranzo con un bambino autistico che pranzava da solo?

Il giocatore non sapeva che quel bambino fosse nello spettro autistico quando si è seduto vicino a lui. .. ha solo visto un bambino che pranzava da solo e ha deciso di raggiungerlo.

Un insegnante ha scattato una foto in quel momento ed è diventata virale. Questo è ciò che ha reso la foto grande. .. è stato un vero momento di umana gentilezza.

Il seguito di quella storia è stato che il bambino non pranza più da solo, che gli altri bambini si siedono vicino a lui e gli danno pacche sulla schiena. Che ora quel bambino ha amici, B (come voti) e tutto quello che è giusto nel mondo.

Qualcosa che non era giusto è stato aggiustato e legato ordinatamente con un bel fiocchetto di gentilezza e comprensione.

Ma nella mia testa mi sono chiesto: “dov’erano questi bambini prima che questo bimbo fosse spinto sotto i riflettori? Sappiamo dov’erano: seduti agli altri tavoli, ignorando il bimbo.

Se quel giocatore di football non si fosse seduto vicino a quel bambino e se non fosse diventata una storia di portata nazionale, quel ragazzo sarebbe ancora seduto da solo oggi.

E non è colpa loro… questa è la parte più triste. A loro non è stato insegnato ad abbracciare e accettare le differenze altrui. Non dai loro insegnanti, cosa che sarebbe stato carino che l’avessero fatto, ma dai loro genitori.

Non intendo dire che i genitori che non hanno questo tipo di conversazione con i loro bambini sono persone cattive, solo che da qualche parte nel mezzo del lavoro, della pratica del calcio, i compiti in casa, non gli è mai venuto in mente di avere questa particolare conversazione.

Sono sicuro che se Christopher fosse un bambino tipico (usiamo questa parola invece di normale nel nostro mondo di “Holland” per i nostri figli con un ritardo nello sviluppo) nemmeno io avrei avuto questa conversazione con lui.

I fratelli di Christopher sono andati a dormire da qualcuno molte volte nel corso degli anni, naturalmente questo non è passato inosservato a Christopher.

Posso andare a dormire da qualcuno?” ha chiesto Christopher.

“Sicuro amico… e con chi?” per tutta risposta lui ha scrollato le spalle e ha fatto uno dei suoi gesti di autostimolazione invece di rispondere. Non aveva una risposta perché non aveva un nome.

Perché non aveva un amico.

Non ha mai avuto un vero amico.

Mai.

Ha appena compiuto 11 anni.

E poiché non ha amici non c’è nessuno da invitare.

Io non ho una soluzione o una risposta. La realtà è che devo fare affidamento sulla compassione altrui e sulla comprensione per sedersi vicino a lui, cercare di coinvolgerlo e farlo sentire incluso.

Mio figlio è molto intelligente e ha un grande senso dell’umorismo. Ogni adulto che incontra è attratto da lui. Comunque, poiché ha bisogno di un input, sbatterà le braccia e farà forti suoni gutturali di tanto in tanto.

Attira molto l’attenzione del pubblico.

Se non siete abituati è normale sentirsi imbarazzati dal momento che avrete tutti gli occhi nella stanza su di voi. Chiederà la stessa domanda 5 volte in un tempo molto breve (l’ultima è: “a che ora vai a dormire?” e “qual è il tuo indirizzo?”.)

Devo dire ai camerieri del ristorante di dargli l’indirizzo del ristorante, quando ha una risposta soddisfacente, prosegue oltre.

Come ho detto non c’è una risposta semplice per questo… alla fine si tratta di compassione, empatia e comprensione.

Ma soprattutto empatia. Non da voi ragazzi, ma dai vostri bambini. Per quanto ne so (tranne che per una volta) i suoi compagni di classe non sono mai stati apertamente crudeli con lui.

Quello che hanno fatto, ad un certo livello, è escluderlo. E, francamente, lo capisco.

Anche i suoi compagni di classe hanno un ritardo, anche se non tanto quanto Christopher. Stanno cercando di capire come interagire quotidianamente ogni giorno e poiché Christopher non può impegnarsi con loro in un modo tipico, viene lasciato indietro, escluso, ai suoi occhi.

Fino a giovedì non sapevo quanto fosse a conoscenza di questo divario dal momento che non parla spesso dei compagni.

Non sarei dovuto rimanere sorpreso perché esprime chiaramente quello che vuole (a parte i suoi bisogni emotivi)… ma lo sono stato.

Penso perché non l’ho mai visto espresso su carta. Ma per la prima volta mi stava fissando in volto.

Credo di stare condividendo questo perché quando ho chiesto la lista dei suoi amici ha scritto: nessuno. Mai 7 lettere sono state incise così in profondità e non erano nemmeno rivolte a me.

Era solo una dichiarazione troppo semplicistica che diceva molto.

E poiché lo conosco bene e poiché riesco a gestirlo bene dopo averlo cresciuto per 11 anni, so che questa disconnessione lo rende solitario, lo fa sentire triste.

Di solito devo cercare di capire cosa sta cercando di dire Christopher, dal momento che il suo modo di parlare è molto onesto, molto bianco o nero.

Questa volta non lo è stato.

Mi è chiaro che vuole disperatamente fare parte del gruppo, ma questo sfida rende difficile ai suoi compagni includerlo.

L’unica soluzione che mi è venuta in mente è stata quella di condividerlo con voi e chiedervi di parlare con i vostri figli.

Per piacere raccontategli che i bambini con bisogni speciali capiscono molto di più di quanto pensiamo. Notano quando gli altri li escludono. Notano quando vengono presi in giro alle loro spalle (molto spesso dietro le spalle è proprio davanti a loro perché credono che i bimbi diversi non capiscano).

Ma per lo più sono in sintonia quando vengono trattati in modo diverso da tutti.

Credetemi quando vi dico che li ferisce, anche se non è palese a voi o a me.

Per la prima volta ho intenzione di chiedervi due favori, qui, su Facebook.

Primo: di condividere questo post sulla vostra bacheca. Consapevolezza ed empatia sono le uniche soluzioni a cui sono arrivato.

Due: parlare con i vostri bambini. Mostrate loro il filmato del giocatore della Florida State University. Internet è pieno di storie che fanno sentire bene su bambini con bisogni speciali che vengono inclusi.

Ricordate il bimbo con bisogni speciali che è stato inserito nella partita di basket negli ultimi minuti della finale di stagione?

Di recente c’è stato un re del balletto che ha dato a un bimbo con bisogni speciali la sua corona. I filmati li rendono consapevoli di quanto sia fantastico includere chi è diverso. E intendo per i bambini. Non solo quelli che hanno una diagnosi, ma tutti.

Ogni.

Singolo.

Uno.

Queste storie sono degne di nota perché sono inusuali. Non siamo abituati a sentire di bambini che sono gentili con quelli che sono gentili e unici… mi piacerebbe arrivare al punto in cui questa sorta di comportamento è la norma, non un’eccezione che fa notizia.

Non sono così ingenuo da pensare che questo post cambierà il mondo. Ma se condividendolo posso farvi pensare di avere una conversazione coi vostri bambini sull’empatia, sull’andare fuori dalla rotta prestabilita includendo quelli che sono diversi, specialmente se questo va contro la mentalità del gruppo (Non sono così vecchio da non ricordare che serva del coraggio…per rompere i confini di cosa i vostri amici ritengano figo alle scuole medie e superiori), allora sentirò come se la voce di Christopher fosse stata udita.

Perché anche se non riesce a dirlo, vuole essere incluso.

Vuole una voce che, al momento, non ha.

E ci vuole aiuto per trovare la sua voce.

E il bambino che finalmente lo raggiungerà, che lo includerà, sarà il bimbo più gentile, il bimbo che farà la cosa giusta andando al di là.

E quel bambino sarà il primo migliore amico di Christopher.

E gli sarò per sempre grato.

Grazie per aver ascoltato.

AGGIORNAMENTO

Nel momento in cui ho postato è diventato virale. Tutte le richieste che ho ricevuto di scrivere a Christopher e di inviargli dei pacchetti hanno senso.

Questa è un’idea lanciata da Dana e Scotto della radio KMBZ o uno dei loro ascoltatori, questa carta shower è sulla buona strada.

Molti di voi hanno chiesto di poter inviare lettere e pacchetti a Christopher. Mentre è una cosa molto gentile, francamente ho pensato che questo card shower si limitasse a Kansas City e non è ciò di cui si parlava in origine.

Comunque molti di voi hanno inviato messaggi via Facebook e mi hanno detto che tanti bambini vorrebbero scrivere a Christopher, inviargli disegni e dirgli che ha un amico là fuori.

Questo è un atto gentile, un atto di altruismo, primariamente di empatia.

E questo è ciò di cui parla il messaggio”.

Unimamme e voi cosa ne pensate dello sfogo di questo papà? Sicuramente ha avuto effetto: migliaia le lettere che sono arrivate a Christopher. Tantissime manifestazioni di affetto e di comprensione, che speriamo possano davvero aiutare a realizzare il sogno di questo papà e di tanti genitori come lui.

Voi parlerete coi vostri bimbi? Racconterete loro la storia di Christopher?

Anche voi credete che l’empatia deve essere il più possibile spiegata e diffusa tra i nostri figli?

Noi vi lasciamo con l’appello di un altro papà che chiede ai genitori di insegnare ai figli ad avvicinarsi al diverso.

Maria Sole Bosaia

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