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I bambini in povertà estrema sotto i 5 anni sono i più a rischio (FOTO)

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Maria Sole Bosaia

L’Unicef, insieme alla Banca Mondiale ci presentano l’ultimo e più recente rapporto dedicato alla condizione dell’infanzia nel mondo che evidenzia come ci siano 385 milioni di piccoli che vivono in povertà.

Bambini in povertà estrema: un difficile bilancio

Il rapporto Ending Extreme Poverty mostra che, a essere particolarmente a rischio sono i piccoli sotto i 5 anni che risiedono nei Paesi in via di sviluppo.

Stando ai dati nel 2013 il 19,5% dei piccoli nati nei Paesi in via di sviluppo viveva in famiglie dove si cercava di sopravvivere con meno di 1,5 dollari a persona al giorno, rispetto al 9,2% degli adulti.

Le stime, bisogna ricordarlo, vengono effettuate tenendo in considerazione:

  • 89 Stati
  • questi Stati rappresentano l‘83% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo

Dallo studio emerge appunto che oltre il 20% dei piccoli sotto i 5 anni che vive nel Paesi in via di sviluppo sperimenta sperimenta una condizione di estrema povertà.

Per i ragazzi tra i 15 e i 17 anni la percentuale è di circa il 15%.

  • L’Africa subsahariana presenta i tassi più alti di bimbi che vivono in estrema povertà: poco meno del 50% della popolazione infantile.
  • L’Asia meridionale si colloca al secondo posto con il 36% (il 30% è collocato in India)

Come si evince dai dati l‘80% dei bambini in povertà estrema vive in zone rurali.

Naturalmente è la povertà in generale che grava sui piccoli, il 45% dei bimbi vive in famiglie dove si sopravvive con meno di 3,10 dollari al giorno, a differenza del 27% degli adulti.

Unicef e Banca Mondiale si sono posti l’obiettivo di mettere fine alla povertà estrema entro il 2030.

385 milioni di piccoli innocenti sono infatti a rischio:

  • di un’educazione inadeguata
  • scarse cure mediche
  • alimentazione inadeguata
  • sfruttamento
  • abusi

 

“Il numero totale di bambini in povertà estrema indica la reale necessità di effettuare degli investimenti specifici durante i loro primi anni di vita, ad esempio in servizi come assistenza pre-natale per le donne in gravidanza, programmi per lo sviluppo della prima infanzia, scuole di qualità, acqua pulita, servizi igienico sanitari e cure mediche universali” dichiara Ana Revenga, direttrice dei programmi su povertà ed equità della Banca Mondiale su Minori.it. Questo è infatti l’unico modo per rompere la catena di povertà che passa di generazione in generazione.

Unimamme voi cosa ne pensate di questi risultati?

Solo pochi mesi fa Save the Children evidenziava che anche 1 milione di piccoli italiani vivono in povertà.

Cosa possiamo fare noi per aiutare le future generazioni?

Maria Sole Bosaia

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