Una mamma ha voluto condividere la sua storia per dare speranza alle altre mamme, e più in generale, alle famiglie.
Una mamma, Nadine Shelley, ha voluto condividere sul suo profilo la storia di suo figlio, chiamandolo come nel libro di Harry Potter, “Il bambino sopravvissuto”.
Ecco la traduzione del suo post, che ha ricevuto migliaia di condivisioni e centinaia di commenti.
Voglio iniziare dicendo che rispetto che ognuno abbia la proprio opinione, ho amici molto cari con i quali non sarò mai d’accordo, e questo VA BENE. Sono ancora i miei grandi amici! Non voglio litigare con nessuno né puntare il dito. Sto condividendo la mia esperienza per diffondere gioia e speranza.
Ci sarà sempre un dibattito su quando le persone credono inizi la vita. Alcune persone non si accorderanno mai. Ma il mio messaggio non è per discutere su questo. E’ per far sapere che vale la pena lottare contro gravidanze difficili!
La mia ultima gravidanza con mio figlio Brayden ha avuto un orribile cambiamento quando ho raggiunto le 17 settimane. Eravamo andati a fare un’ecografia per sapere il sesso ma abbiamo scoperto che c’era poco liquido amniotico intorno a lui. I medici non potevano fare nulla a quel tempo, perché Brayden non aveva raggiunto un’età minima. Mi è stato detto di provare a rimanere incinta fino alle 23 settimane, perché quella era l’unica cosa da fare.
A 22 settimane e 6 giorni gli esami hanno confermato che mi si erano davvero rotte le acque, e sono stata ricoverata in ospedale per riposo a letto.
Brayden sarebbe nato più tardi a 27 settimane e 6 giorni, e sarebbe rimasto in ospedale per 76 giorni.
La scelta di essere ricoverata è stata ovviamente mia, ma non è stato facile. A Brayden erano state date meno del 15% di possibilità di sopravvivere, e un medico ci ha detto di interrompere la gravidanza. Personalmente non ho sentito che toccasse a me decidere se Brayden avesse o meno la forza o la capacità di vivere. L’avrebbe deciso Brayden. Tutto ciò che potevo fare era dargli la migliore possibilità di vivere, e questa consisteva nel tenerlo dentro di me il più a lungo possibile. Tutto ciò che abbiamo scelto è stato di dargli quella possibilità.
Le persone che mi conoscono meglio, sanno che sono una grande appassionata di Harry Potter. Sono cresciuta ispirata dal fatto che fu l’amore di Lily Potter ad aver salvato la vita del figlio. E’ stato il mio credere nel potere dell’amore che mi ha sostenuto durante i 111 giorni in ospedale cercando di portare Brayden a casa.
“Tua madre è morta per salvarti. Se c’è una cosa che Voldermort non può capire, questa è l’amore. L’amore potente come quello di tua madre per te lascia il suo segno. Essere amati così profondamente, anche se la persona che ci ha amati non c’è più, ci darà per sempre una qualche protezione” – Albus Dumblemore
Ora, non sono morta per mio figlio. Nonostante la mia gravidanza sia stata complicata, non ci sono nemmeno andata vicina. Anche se (come il mio medico ha indicato) ho “perso MOLTO sangue”. La mia vita non è mai stata gravemente a rischio. Ero a rischio come una persona nella media in un giorno nella media. Noi tutti andiamo nelle nostre automobili senza mai pensare che questo è uno dei più grandi rischi che assumiamo quotidianamente. Mangiamo, ingeriamo cibo nelle nostre vie aree, ma mai pensiamo al rischio che è. Il mio punto di vista è che ero al sicuro. Ero in una terribile situazione, ma ero al sicuro
Le persone possono dire che ho messo a rischio la mia salute lottando per lui, e questo è vero. Ho sanguinato quasi ogni giorno dal mio secondo trimestre fino a quando ho partorito Brayden, e a volte in quantità spaventose. Ma la mia salute è stata sempre una priorità. Avevo specialisti intorno diverse volte al giorno, ho avuto personale infermieristico eccezionale, ed erano disponibili per me 24 ore al giorno.
L’attimo in cui la mia salute o quella di Brayden sembrava a rischio, eravamo circondati da un team di specialisti in pochi secondi e nella sala operatoria in pochi minuti.
Anche se non sono morta per mio figlio come ha fatto Lily Potter, ho dato la mia vita per lui. Ho rinunciato alla mia vita di tutti i giorni (incluso crescere la nostra figlia di 2 anni) e sono rimasta sdraiata in un letto d’ospedale per 5 settimane per dargli la possibilità di vivere. E questo l’ha protetto. La migliore protezione possibile, dentro di me e ricevere l’amore di una madre.
Quell’amore lo ha accompagnato anche durante i suoi 76 giorni di permanenza nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale.
Ho dovuto aspettare quasi 2 settimane per prendere in braccio il mio bambino, la mia testa riposava all’esterno della sua incubatrice ora dopo ora. Giorno dopo giorno. Molte mamme sanno come ci si sente quando si viene dimesse dall’ospedale senza il loro bambino, ed è assolutamente devastante. I miei viaggi in macchina dall’ospedale durante i 3 mesi della permanenza di Brayden in TIN sono state i momenti più bui e dolorosi della mia vita.
Scegliere di lottare non è facile. E’ una delle cose più difficili che ho mai fatto. Abbiamo quasi perso Brayden il giorno che è nato, un momento per il quale ho sofferto di stress post traumatico per un lungo periodo di tempo. E’ stato un giorno e un momento che porterò con me per tutta la mia vita. Ma il mio coraggio e la mia determinazione in quei momenti hanno dato la vita a Brayden. Lui ha speranze e sogni e un’intera vita davanti. Questo piccolo ragazzo ha capelli folli, occhi verde scuro, e uno dei più grandi sorrisi sdentati che ho mai visto! Lo guardi negli occhi e lui ti guarda in risposta, c’è una profondo connessione. Il suo amore incondizionato e il suo spirito indulgente mi parlano attraverso i suoi occhi ogni giorno. E’ il sentimento più gratificante che abbia mai provato.
Lui è il mio bambino sopravvissuto.
Non vivrà una vita combattendo maghi cattivi, giocando a Quidditch, Yule Balls, e andato a Howsmead come avrei sperato. Ma avrà una vita piena di prove e di crescita. Brayden avrà una buona qualità di vita. E’ vero che ora ha 6 mesi e pesa solo 6 kg, che ancora necessita ossigeno, e che probabilmente avrà bisogno di terapia fisica per un paio di anni. lui è il nostro combattente, e continuerà facendo cose incredibili.
La vita è dura, e ci sono tante storie di gravidanze che non hanno un lieto fine. Ma ho parlato con diverse mamme che hanno perso i loro bambini, e tutte trovano conforto nel sapere che hanno fatto tutto ciò che potevano. Questo è ciò che mi ha aiutato ad andare avanti nelle mie 5 settimane in ospedale lontana dalla mia famiglia. Mi sarei detta, sto facendo assolutamente tutto ciò che so fare per questo bambino. So cosa fare per questo bambino. E se ciò non è abbastanza, allora potrò trovare conforto nel sapere che ho fatto del mio meglio e non mi posso sentire in colpa per questo.
Per favore condividete la sua storia. Voglio che arrivi la speranza a tutte le mamme che stanno vivendo momenti difficili con i loro figli. Sia che si tratti di una gravidanza ad alto rischio, di un bambino che sta lottando in ospedale, di anomalie genetiche, depressione, ansia, ecc…..che ci sia SPERANZA. Nonostante tutti i pronostici, voi potete lottare più forte.
La vita è dura e le cose non andranno sempre nel modo che vogliamo. Ma il mio messaggio è, se avessi considerata quelle statistiche e avessi scelto di abortire, al 100% non avrei avuto il mio Brayden da coccolare ogni notte. Ma noi abbiamo scelto di lottare contro ogni pronostico per dargli una vita. Rivivrei tutto il dolore nuovamente per portare un’altra vita al mondo.
E’ dura. Ma siamo forti. Ed è una lotta che vale la pena combattere”.
La mamma di Brayden, come tante mamme, ha compiuto molti sacrifici per il suo bimbo. Il piccino ha trascorso diversi giorni in ospedale.
Il sostegno delle altre mamme è stato fondamentale per Nadine, soprattutto il pensiero di aver fatto tutto ciò che poteva per il suo bimbo.
Se questa mamma avesse dovuto seguire le statistiche o il consiglio dei medici di abortire adesso non stringerebbe tra le braccia Brayden.
Unimamme voi cosa ne pensate della scelta di questa mamma? Diffonderete la sua storia come da lei chiesto?
Noi vi lasciamo con la storia di una mamma che ha sfidato il cancro e il sorriso dei medici per avere il figlio.
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