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Salute e benessere bambini

Forse scoperta finalmente la causa della SIDS: una svolta epocale

Published by
Valentina Colmi

Fino ad oggi la causa della SIDS, la sindrome della morte in culla, non era conosciuta. Questo è stato per diverso tempo un enorme dolore per le famiglie che ne sono rimaste colpite: mettere a letto il proprio bambino e poi ritrovarlo senza respiro è un macigno enorme da sopportare.

Eppure potremmo essere vicino ad una svolta:  due ricercatori del  Children’s Hospital di  Westmead, in Australia, Dr Rita Machaalani e lo studente di dottorato  Nicholas Hunt hanno infatti scoperto che una diminuzione del 20% di una proteina chiamata orexina nei bambini che sono morti di SIDS rispetto al gruppo di controllo di 12 bambini.

Questa proteina aiuta adulti bambini a svegliarsi in caso di apnea notturna.

Non tutti i bambini che sono morti di SIDS avevano un livello basso di orexina, ma quando erano in media erano comunque più bassi di quelli del gruppo di controllo.

Causa della SIDS: è quindi colpa di una proteina?

Questa notizia sorprendente è arrivata con l’annuncio che una madre, Brenda King, il cui figlio era quasi morto per colpa della SIDS ha vinto il 2016 Research Australia Advocacy Award dopo aver donato 130mila dollari per la ricerca al’ospedale Westmead. Proprio qui infatti il bambino è stato salvato e curato.

L‘orexina è un neuroptide che regola il livello di vigilanza e i ricercatori hanno scoperto che gli adulti con

  • narcolessia
  • disordini del sonno
  • problemi di insonnia cronica
  • sonno involontario

hanno dei livelli minori di orexina rispetto ad altre persone.

E’ la seconda  proteina che i ricercatori hanno scoperto essere associata alla SIDS, mentre i ricercatori americani hanno trovato che ci sono anche dei bassi livelli di serotonina nei bambini che sono morti di SIDS. La serotonina è un neurotrasmettitore che trasporta i messaggi tra le cellule e gioca un ruolo fondamentale:

  • nella regolazione del respiro
  • nella frequenza cardiaca
  • nel sonno

Questa scoperta potrebbe essere il primo passo per avere al più presto degli screening ad hoc per individuare tale rischio nei neonati.

I ricercatori però dicono che questa è solo “la punta dell’iceberg”. Occorrerà approfondire, inizialmente anche solo per dare ai genitori una corretta diagnosi delle morti inattese dei figli.

Speriamo che finalmente non ci siano più morti bianche: siamo sicuri che con i progressi della scienza ci sarà sempre più speranza.

E voi unimamme cosa ne pensate?

 

Valentina Colmi

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