Gli scienziati hanno rilevato che i bambini prodigio condividono alcune variazioni genetiche con i piccoli autistici.
In un precedente studio il dottor Ruthsatz e i suoi colleghi avevano scoperto che metà dei ragazzi prodigio nel campione analizzato avevano un membro della famiglia di primo o secondo grado affetto da autismo.
La nuova ricerca, di cui si parla su Science Daily e che è apparsa anche sulla rivista scientifica Human Heredity prende le mosse da qui.
“Non abbiamo identificato una mutazione, ma il fatto che esista qualcosa nella regione del cromosoma 1 che è in comune tra le persone “prodigio” e coloro che hanno l’autismo” sottolinea il co autore della ricerca Christopher Bartlett.
“Adesso sappiamo cosa lega autismo e prodigio, noi vogliamo scoprire cosa li distingue, abbiamo il sospetto che sussista un componente genetico” aggiunge il dottor Ruthsatz.
Il dottor Ruthsatz, per la sua indagine, ha considerato 5 bambini prodigio e le loro famiglie, studiandoli per molti anni.
Ciascuno dei piccoli prodigi ha ricevuto riconoscimenti internazionale e nazionali in ambiti specifici, come la matematica o la musica.
Gli scienziati hanno preso campioni di saliva di circa 4-14 membri della famiglia del bimbo prodigio
In seguito si è evidenziato che ciascuno bimbo prodigio aveva 1 o fino a 5 persone della famiglia a cui è stato diagnosticato l’autismo.
Gli scienziati hanno sezionato l’exoma, il segmento del DNA che contiene l’1-2% dei geni che creano le proteine.
“Abbiamo scoperto che c’è qualcosa di simile nella composizione genetica dei ragazzi prodigio e dei familiari con autismo” ha riferito il professor Bartlett.
Nel suo precedente lavoro Ruthsatz aveva individuato che sia i ragazzi prodigio che le persone con autismo raggiungevano un punteggio medio migliore nei test che misurano l’attenzione ai dettagli.
“Sembra che i prodigi abbiamo qualche gene protettivo che li preserva dai deficit associati all’autismo e consente loro di mostrare tutto il loro brillante talento“.
Sebbene non siano stati rilevati i geni esatti e le mutazioni coinvolte, si tratta comunque di un buon punto dal quale partire nuovamente per approfondire lo studio sull’autismo.
Unimamme, voi cosa ne pensate?
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