Purtroppo la questione giovani ed educazione è sempre più un argomento che invece che rimanere confinato tra le mura scolastiche e delle famiglie viene condiviso sui giornali. Questo non particolari meriti, anzi, ma proprio per il fatto che non c’è più alcuna forma di collaborazione tra le principali agenzie educative – o almeno quelle che dovrebbero esserlo – ovvero la scuola e la casa.
Ormai da tempo infatti il sistema scolastico non funziona più: ai miei tempi se osavo dire che la maestra o il professore ce l’aveva con me, non solo mi dicevano che non capivo nulla, ma davano a priori ragione all’insegnante spronandomi a studiare di più.
Oggi alla minima difficoltà i genitori insorgono: pensano di saperne più di chi si occupa dei loro figli e soprattutto non sanno stare al loro posto. Se c’è qualcosa che non va – magari l’insegnante mette una nota perché il pargolo non ha fatto i compiti – apriti cielo: si va subito dal Preside a dire che così non ci comporta o peggio, si passa alle mani.
Gli insegnanti, così, sentono la totale mancanza di fiducia da parte delle famiglie e per questo si sentono demotivati; provate voi a dover stare attenti a ogni cosa che dicono, a ogni gesto che compiono pena beccarsi una denuncia? Non è certo semplice.
Senza considerare poi che in Italia ci sono ancora moltissimi insegnanti anziani che non hanno avuto una formazione psicologica e pedagogica e che si trovano a doversi confrontare con le nuove generazioni lontane anni luce.
I ragazzi di oggi – per fortuna non tutti – non accettano l’autorevolezza di un ruolo e si permettono non solo di non rispettarlo, ma anche di schernirlo, di deriderlo: probabilmente è perché si è figli unici di genitori che lo sono diventati tardi e per i quali il proprio “piccolino” ha sempre ragione.
Come si procedere allora? Un maestro, Alex Corlazzoli, ha individuato alcuni problemi da risolvere:
Secondo lui da una parte bisognerebbe che i genitori non venissero interpellati solo per comprare materiale che manca e riverniciare pareti, o invitati ad assemblee in cui tutto è già deciso.
Dall’altra i genitori dovrebbero andarci alle assemblee non solo per lamentarsi, ma per proporre – anche tramite i propri rappresentanti – dei cambiamenti e condividere che cosa c’è che non va. Ci si dovrebbe poter parlare l’uno l’altro senza attaccarsi, senza recriminazioni e soprattutto avendo profondo rispetto per i ruoli.
E’ bellissima, ad esempio, l’iniziativa di questo maestro di fare riunioni con i genitori e i bambini per confrontarsi su compiti e metodo di studio.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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