Tra infanzia e memoria c’è un legame particolare: è molto raro che ci si ricordi di fatti avvenuti quando si era molto piccoli. Spesso sentiamo raccontare da amici e parenti come eravamo, quando abbiamo cominciato a camminare o a parlare, oppure delle cose che facevamo quando andavamo in vacanza. Io della mia infanzia ho in particolare un ricordo nitido: aveva 3 anni e ho avuto la disgraziata idea di mettermi dietro ad un’altalena in corsa. Inutile dire che l’altalena mi è finita sulla faccia e che mi hanno dovuto portare al pronto soccorso per mettere un punto. Ricordo perfettamente il volto del medico che lo ha messo: un signore con i capelli marroni e la riga di lato, con i baffi.
Eppure la maggior parte di noi non ha alcun ricordo con il passato. Come mai? Sembra sia colpa della neurogenesi.
Infanzia e memoria: cos’è la neurogenesi
La neurogenesi è un’attività prodotta dall’ippocampo, quella parte del cervello responsabile della memoria. Sembra che tutto ruoti intorno alla capacità di alcune specie – come gli uomini e i topi – di produrre nuovi neuroni. Fino a vent’anni fa si pensava che questo processo si interrompesse con la vita adulta, ma nuove ricerche hanno smentito questa ipotesi: in realtà la neurogenesi continua, anche se in maniera ridotta, anche da grandi. Nei bambini invece – soprattutto nei neonati – questa attività è molto più forte e si attiva subito dopo la nascita.
E’ stato alcuni anni fa che Paul Frankland, neuroscienziato al Hospital for Sick Children di Toronto in Canada, e autore di uno studio pubblicato su Science, aveva capito che ci fosse un peggioramento delle condizioni mnemoniche in alcuni animali proprio a causa della neurogenesi. Lui e il suo gruppo di lavoro si chiese se fosse proprio la produzione di nuovi neuroni nei più piccoli a determinare l’amnesia infantile, cioè il fatto di non ricordare nulla degli eventi tra i 2 e i 4 anni anni.
Così lui e il suo gruppo di lavoro hanno sperimentato sui topi questa teoria. Hanno confrontato un gruppo di topi adulti e un gruppo di topolini di 17 giorni – questo per simulare i neonati – li hanno portati in un posto dove li hanno sottoposti ad un piccolo choc e poi a distanza di sei mesi li hanno riportati nello stesso luogo. Gli adulti ricordavano cosa era successo, mentre i topolini no. Non si sa però cosa ci sia alla base di questo fenomeno: di certo però si conosce il fatto che alcuni ricordi, anche se avvenuti in tenera età, rimangono impressi per via della salienza: se un ricordo è stato particolarmente rilevante e ha catturato la nostra attenzione, il cervello lo ha immagazzinato, indipendentemente dall’età.
E voi unimamme che cosa ne pensate?