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Salute e benessere bambini

Autismo e bambini: le 10 credenze comuni (e sbagliate) da sfatare

Published by
Valentina Colmi

Spesso si parla di autismo e bambini come se si stesse affrontando della fantascienza. Complico magari i film in cui si dipingono le persone affette da autismo come se fossero dei geni o particolari, allora ci si aspetta che anche nella vita possa essere così.

Per ovviare a tutta una fabbrica di luoghi comuni, il Ministero della Salute francese e ripresi da West ha stilato un decalogo per chiarire le i 10 pregiudizi più diffusi. Vediamoli insieme.

Autismo e bambini: i pregiudizi da sfatare

1- “Sono capricciosi, anche violenti… Sinceramente il loro comportamento è incomprensibile!”: non è così. Le persone con autismo possono reagire male a un imprevisto. Le modifiche delle abitudini, come cambiare ambiente o programmi, disturbano queste persone. Hanno bisogno di riferimenti prevedibili per meglio adattarsi. Hanno bisogno di strumenti e abitudini per facilitare il loro quotidiano, come l’utilizzo di una tabella di marcia o di suddividere per tappe e per compiti ciò che devono fare.

2- “Sono dei geni”: anche questo non è vero. Non tutte le persone con autismo hanno un Quoziente Intellettivo elevato. Alcune possono sviluppare delle capacità particolari e delle conoscenza approfondite legate ai loro interessi. Partire da attitudini e conoscenze può aiutarli nei loro progetti di formazione, percorsi professionali e ad integrarsi nella società.

3- “Pronto? Mi senti? Sei ancora rinchiuso in una bolla?”: le persone con autismo si focalizzano su un centro di interesse ristretto. Partono da qualcosa di limitato per apprendere. Non cercano di integrare troppe informazioni. E’ in questa zona che si sentono a loro agio.

4- “Da quanto appare, sembra che non provino nemmeno dolore fisico”: ovviamente lo provano, solo che non lo esprimono sempre in modo consueto. E ciò può dare l’impressione che non sentano dolore. Spesso il dolore provoca in una persona autistica un cambiamento improvviso, un’assenza di comunicazione e dei problemi di comportamento. Bisogna essere attenti: in tal caso è il segno di un dolore provato o di un problema di salute. Per questo motivo devono essere controllati regolarmente.

5- “Non hanno emozioni!”: non è vero, certo che provano le emozioni. Non riescono però ad esprimere con facilità i loro sentimenti. Sul lato emotivo ci sono 2 grandi sfide: da una parte occorre aiutarli a comprendere e ad esprimere le loro emozioni utilizzando ad esempio dei mezzi di comunicazione visiva (immagini, segni, ecc.), dall’altra è essenziale per loro imparare le diverse emozioni nelle altre persone.

6- “Non vogliono vedere nulla, sentire nulla e non li si può toccare”: effettivamente certe persone con autismo sono ipersensibili e in generale hanno delle percezioni sensoriali diverse. A volte sono molto sensibili a un rumore, a un odore, a un sapore e altre volte sembrano non avere alcuna reazione. Tutti i sensi sono interessati. Il predisporre spazi tranquilli aiuta le persone con autismo a ricaricarsi, ad adattarsi o a ridurre il sovraccarico sensoriale perché alcune fonti sonore, visive, olfattive, tattili e gustative possono aggredirli.

7- “Meglio aspettare che i genitori siano pronti prima di dare una diagnosi”: assolutamente sbagliato, anzi. Più la diagnosi è precoce e meglio è. Anche in caso di dubbi è necessario fare una diagnosi, che può avvenire anche a 18 mesi ma il più delle volte avviene a 3 anni. Non occorre avere tutte le risposte per iniziare un percorso educativo precoce e intensivo.

8- “A scuola? Rallenta gli altri e a loro non serve”: anche questo è sbagliatissimo. Le persone con autismo sono stimolate dalla scuola. L’educazione precoce e intensiva è infatti raccomandata per tutta la vita, anche da adulti e anche in caso di grandi difficoltà intellettive. La prima tappa consiste nel valutare le loro modalità di apprendimento, di comunicazione, di espressione, al fine di fornire i giusti aiuti educativi e consentire loro di andare a scuola, nelle ludoteche e a partecipare alla vita sociale e culturale, divenendo così sufficientemente autonomi.

9- “Non vogliono comunicare”: spesso le persone con autismo non guardano negli occhi, ma questo non significa che non stiano ascoltando. Spesso infatti non sentono il bisogno di stabilire un contatto visivo, non sanno cosa ci si aspetta da loro, ma ciò non significa che essi non facciano attenzione agli altri. La cosa più semplice è accettare questo loro modo diverso di comunicare. Attirare l’attenzione e esprimersi lentamente, in maniera concreta, senza giochi di parole, permette un scambio più tranquillo per la persona con autismo. In funzione poi del grado di autismo, il ricorso a supporti come immagini, oggetti o segni può aiutare a comunicare.

10- “Voi genitori non sapete occuparvi di vostro figlio”: questa frase non merita risposta! I genitori sanno bene cosa fanno. Anche loro sviluppano delle competenze e cercano modi per ridurre le difficoltà dei figli. A volte la loro esperienza e la loro conoscenza è maggiore di quella dei professionisti che seguono i loro figli. Tenere conto della loro peculiarità e offrire loro risorse è essenziale. Bisogna informarli, sostenerli e formarli. Inoltre bisogna accompagnarli nei momenti difficili.

E voi unimamme cosa ne pensate? Abbiamo sfatato qualche vostra credenza? Noi speriamo di si!

Valentina Colmi

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