Se guardiamo all’esperienza, ricordiamoci che fino a cinquanta/sessanta anni fa si trattava di una scelta obbligata: gli ospedali erano il luogo in cui si andava solo per il cesareo e le condizioni igieniche erano così scarse che spesso si moriva per infezione.
Se guardiamo alla scienza, ci sono studi che dimostrano come il parto in casa è sicuro, in caso di gravidanza a basso rischio, quanto il parto in ospedale.
Oggi – anche se la gravidanza e il parto sono ancora molto medicalizzati – pare che ci sia una sempre maggiore tendenza al ritrovare una dimensione più naturale della nascita, compresa quella del partorire a casa propria.
In quanta sicurezza, però? Diverse le opinioni.
Secondo la Società italiana di neonatologia (Sin) si tratta di una scelta rischiosa per la salute della mamma e del bambino, mentre per l’Associazione nazionale Ostetriche dipende.
La futura mamma infatti – e su questo entrambe le associazioni sono d’accordo – non deve:
Secondo l’Istituto Mario Negri di Milano, nel 2015 sono venuti alla luce in casa circa 500 bambini, ma il numero potrebbe essere più alto visto che non sono comprese le nascite di altre etnie, come quella Rom in cui le donne tradizionalmente partoriscono in casa.
In altri Paesi come l’Olanda, invece, il parto in casa in condizioni di salute favorevoli, è supportato da sempre e circa il 25% delle donne sceglie di far nascere il proprio figlio tra le mura domestiche. Stessa cosa anche in Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito.
Le donne che chiedono di poter partorire in casa sono quelle che hanno un buon grado di cultura e un livello di studi superiore; la motivazione principale è quella di vivere il parto secondo la sua fisiologia, recuperando la naturalità dell’evento in un luogo famigliare e non in una stanza di ospedale.
Secondo la Sin, invece, non sono garantite le misure di sicurezza necessarie in caso di problemi. Per esempio:
Per partorire in casa, quindi, è necessario che le ostetriche siano molto preparate, che abbiano già affiancato altre professioniste e che facciano esperienza in centri di II livello, visto che non esistono corsi di laurea o master pensati per il parto in casa. In realtà già dal 1981 esiste l’associazione Ostetriche parto a domicilio e casa maternità che è una realtà che conta 160 socie, soprattutto tra il Centro e il Nord Italia e che si occupa della formazione delle ostetriche nella gestione del parto in casa e delle emergenze. Secondo l’associazione non sono confrontabili il parto in casa e in parto in ospedale: il parto è più sicuro dove la donna si sente più tranquilla e se ci sono delle emergenze le ostetriche sono in grado di identificare il rischio e di agire.
Dal 2012 l’associazione ha istituito una cartella ostetrica nazionale divisa in tre fasi e nel 1991 ha stilato le linee guida per partorire in sicurezza, aggiornate di recente.
Il parto in casa rapresenta poi un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale. Regioni come
praticano un rimborso dell’80% delle spese sostenute dalle mamme per pagare le ostetriche, che si aggira attorno ai 2 mila euro, compresa l’assistenza per il post partum.
Le Asl di Torino, Parma, Modena e Reggio Emilia forniscono assistenza gratuita a domicilio dopo il parto.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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