“Nessuna mamma dovrebbe sentirsi sola mentre soffre il dolore, la solitudine e la frustrazione derivante dalla depressione post partum. La salute e il successo delle famiglie comprende – ed inizia – con la salute delle nostre mamme.”
Negli Stati Uniti è stata approvata dal Senato la legislazione per aiutare le neo mamme a superare la depressione post partum. Si chiama “Decreto per portare la depressione post partum fuori dall’ombra” e dopo aver avuto il via libera dalla Camera, è stata approvata anche dal Senato.
Se negli Stati Uniti oltre 400.00o donne ogni anno soffrono di DPP ma solo il 15% riceve delle cure adeguate, in Italia ne soffre una percentuale che oscilla tra l’8% e il 12% secondo i dati del Ministero della Salute. Le cifre in realtà non sono certe, visto che molte donne preferiscono non chiedere aiuto e non “denunciare” la propria condizione di sofferenza, per paura di essere giudicate delle pessime madri.
Purtroppo anche reperire le informazioni non è semplice: nei corsi pre parto quasi non se ne parla, se una magari prova a introdurre l’argomento forse si sente un’aliena in mezzo a tanti sorrisi felici. E dopo? Spesso le neo mamme sono lasciate sole, io stessa per trovare un ospedale dove curarmi ho dovuto cercare in Rete, nessuno mi ha aiutato. Per questo dovremmo fare qualcosa del genere anche in Italia.
L’autrice della legislazione si chiama Kathrine Clarke, è membro del Congresso, ha 30 anni ed è mamma di tre figli: la legge permette i singoli Stati di approvare – attraverso il ministero della Salute – una serie di screening, forme di assistenza e trattamenti alla DPP.
Clarke ha dichiarato di aver proposto la legge dopo aver conosciuto alcune donne che ne hanno sofferto e osservato come il Massachusetts Child Psychiatry Access Project abbia operato per aiutare le famiglie in difficoltà.
Il programma aiuta i medici a riconoscere i segnali di allarme e ad intervenire così tempestivamente in aiuto delle mamme o future mamme che manifestano segnali di disagio. Non dimentichiamoci che non è solo la madre ad avere la malattia, ma i suoi effetti hanno un riverbero su tutta la famiglia: secondo la Clarke è importante infatti che ci sia un’equiparazione tra la salute mentale e fisica. “E’ ovvio che se solo il 15% delle madri è aiutato, c’è decisamente una sottovalutazione” ha dichiarato sull’HuffingtonPost.
I bambini con le mamme che sono ammalate possono loro stessi ammalarsi di depressione, possono avere difficoltà a scuola, possono avere problemi di apprendimento. Non scordiamocelo.
Noi speriamo che l’esempio americano venga seguito dall’Italia: manca infatti consapevolezza e competenza nel trattare questo problema che colpisce sempre più famiglie.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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