Non è fortunatamente molto frequente, e l’incidenza cambia a seconda che l’utero sia sano o “cicatriziale”, presenti cioé dei tagli per parti o interventi precedenti:
Il caso di cui vi parliamo riguarda una donna incinta di 6 mesi (22 settimane), che benché giovane (solo 33 anni), era alla sua sesta gravidanza e aveva avuto 5 cesarei precedenti. Per tale motivo la parete del suo utero era più fragile.
La donna si era sottoposta a una semplice ecografia di routine, senza aver prima lamentato alcun sintomo.
Dalla risonanza magnetica sono ben visibili i piedini del figlio ancora all’interno del sacco amniotico che però è fuoriuscito per una parte dall’utero: in termini clinici, siamo davanti a un'”ernia del sacco amniotico” e a una rottura della parete uterina di sinistra di 2,5 cm.
Sul The New England Journal of Medecin si legge che i medici avevano avvisato la coppia dei rischi potenziali, ossia di
ma la donna e il marito hanno deciso di continuare la gravidanza, accettando però di essere monitorati più frequentemente.
A 30 settimane hanno ripetuto l’ecografia che ha mostrato un peggioramento delle condizioni: l’ernia del sacco amniotico era cresciuta includendo addome e gambe del feto. I medici hanno quindi ritenuto necessario effettuare il taglio cesareo e far nascere il bambino che pesava 1,385 g.
Subito dopo il parto, i medici hanno riparato l’utero. Il decorso post-operatorio della donna è avvenuto senza complicazioni e la neomamma è stata dimessa dopo 5 giorni.
Oggi il bambino e la mamma, a distanza di 6 mesi, stanno bene.
Insomma unimamme, una storia fortunatamente a lieto fine ma che rappresenta un caso rarissimo: se ne contano solo 26 nella letteratura medica, come sostenuto dall’autore dell’ecografia, il dottor Pierre-Emmanuel Bouet, ginecoloco dell’ospedale di Angers, intervistato da LiveScience.
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