Gemelli, ma non fratelli. Sembrerebbe una contraddizione, eppure è così.
E’ ciò che è successo ad una coppia omosessuale italiana che 15 mesi fa sono diventati genitori di due gemelli, avuti da una madre surrogata americana.
Per gli Stati Uniti i due bimbi sono appunto fratelli, ma per l’Italia no.
Una volta tornati a Milano dalla California, infatti, l’impiegato dell’anagrafe non ha registrato i bambini come fratelli avendo sì in comune la stessa madre, ma non lo stesso padre, visto che i neonati sono venuti al mondo da due semi diversi, mentre gli ovuli sono stati appunto donati dalla mamma.
In Italia la gravidanza con madre surrogata è illegale e sono molteplici i problemi che una coppia deve affrontare per registrare i bambini una volta tornati a casa.
Esistono infatti delle leggi molto precise che stabiliscono che l’inseminazione in vitro è consentita solo se la coppia dimostri di essere sposata o in una relazione stabile. E non è consentita alle coppie omosessuali.
Dopo il rifiuto dell’impiegato del Comune, la coppia – che è rimasta anonima per preservarne la privacy – ha deciso di andare in tribunale per decidere la questione.
In un primo momento la loro richiesta di essere considerati i padri dei bambini è stata rigettata: non essendo considerati loro figli questi avrebbero perso i diritti ereditari, non avrebbero potuto essere considerati cittadini italiani e quindi spostarsi liberamente nel nostro Paese.
Dopo essere ricorsi in appello però questi due padri hanno ottenuto una modifica della sentenza: siccome i bambini sono stati concepiti ognuno con un seme differente, potranno essere iscritti all’anagrafe come figli dei rispettivi padri e con il doppio cognome (è il primo caso), ma non possono essere considerati fratelli.
Poiché inoltre l’adozione è consentita solo per le coppie eterosessuali, i gemelli non possono essere adottati l’uno dal padre dell’altro.
Nonostante la contraddizione, Famiglia Arcobaleno, l’associazione non governativa che si occupa di tutelare i diritti di famiglie omosessuali, ha dichiarato che si tratta di un passo positivo: “E’ la prima volta che una corte italiana ha stabilito che il benessere dei bambini venga prima della legalità di come sono nati” – ha dichiarato Marilena Grassadonia, la presidentessa, intervistata dal Washington Post.
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