In questi giorni un’ondata di gelo ha travolto l’Italia. Noi amanti della neve, che pensiamo ai pupazzi e alle palle da lanciarci addosso spesso non comprendiamo subito i disagi di una strada bloccata possa arrecare.
Pensate ad esempio a chi deve raggiungere necessariamente un posto, come una donna che deve partorire. Come fa ad andare in ospedale se non può arrivarci causa maltempo? E ancora: come fanno ad arrivarci i medici se rimangono bloccati?
Il problema sembra non aver scalfito Rosa Maiullari, un’ostetrica dell’ospedale Miulli di Acquaviva della Fonti in provincia di Bari che quando è stata chiamata per andare al lavoro non ha avuto dubbi: per aiutare le partorienti ha scelto di arrivare sul posto di lavoro con un trattore. Il suo selfie vicino al mezzo sicuramente non convenzionale ha fatto il giro di Facebook, dopo essere stato pubblicato sulla pagina Facebook Ostetriche Miulli.
Lei, intervistata dall’edizione locale de La Repubblica, non si è minimamente scomposta, anzi ha detto che è stata una decisione dovuta alla passione per il suo lavoro.
“Mio marito mi conosce benissimo. All’inizio ha sorriso, come sempre, delle mie piccole pazzie. Ma sapeva che dovevo raggiungere a tutti i costi l’ospedale. Io non lavoro solo per dovere: lo faccio per dedizione e per passione. E c’erano le partorienti ad aspettarmi“.
Per arrivare in ospedale dalla Murgia – completamente imbiancata – con il trattore ci ha messo un’ora per percorrere 12 chilometri: “Non abbiamo fatto nulla di eccezionale. Alla fine è stata anche un’occasione per chiacchierare un po’ tra noi, visto che con il lavoro che facciamo manca spesso il tempo per stare insieme”.
E infatti ad aspettarla c’era una bambina pronta per nascere, la cui madre era riuscita ad arrivare in ospedale a fatica. Una grande empatia per il proprio mestiere di ostetrica, non solo un dovere, in fondo non le sarebbe costato nulla alzare il telefono e comunicare che non si sarebbe presentata causa maltempo. E invece Rosa ci tiene a sottolineare che lei non lavora solo per dovere: “Ho perso il conto di quanti bimbi ho visto venire al mondo: eppure l’emozione è sempre unica ed è questo che mi fa andare avanti“.
Comunque la coraggiosa ostetrica non è nuova a imprese da raccontare pur di far nascere un bimbo: “Stavolta se vogliamo è andata meglio. Nel ’92 per raggiungere Grumo, dove lavoravo, ho distrutto la mia automobile”.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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