Sarà forse anche per questo motivo che si è fatto strada lo slogan: “nutrire è meglio” (invece del tradizionale: “il seno è meglio”). Invece di litigare su cosa sia meglio per i piccoli sarebbe preferibili nutrirli, semplicemente.
Certo, bisogna assicurarsi, innanzitutto, che i bimbi siano ben nutriti e non patiscano la fame come accaduto per errore a una mamma che ha raccontato la sua storia.
Detto questo non si può negare, come spiega Amy Brown, professore associato in Salute Infantile alla Swansea University sull’Huffington Post, che il “come” vengono nutriti i piccoli non conti.
Non allattare al seno causa un rischio maggiore che i bambini si ammalino, con i relativi costi sul sistema sanitario nazionale, per quanto riguarda le ammissioni in ospedale, ecc…
Non si può però dimenticare l’angoscia e la rabbia delle mamme che vorrebbero allattare ma non riescono. A livello fisiologico solo il 2% delle donne è incapace di allattare, ma molte rinunciano dopo poche settimane.
Spesso è la società che non riesce a sostenere adeguatamente le mamme nei loro sforzi. Il governo non investe nel sostegno di cui avrebbero bisogno prima e dopo.
Invece di aiutare le mamme ad adattarsi alla loro nuova situazione e sostenerle nella cura del neonato loro vengono isolate e sottoposte a molta pressione per riavere la loro vita di prima.
Frustrate, a volte doloranti, esauste e sentendosi completamente abbandonate, tante mamme si rivolgono alla formula.
Il risultato è un’intera generazione di mamme deluse. L’80% delle donne che ha smesso di allattare al seno nelle prime 6 settimane non era pronta a farlo. Queste donne quindi accolgono e sostengono l’idea che “nutrire sia meglio”. Ma questa idea non è non sarà la soluzione a lungo termine.
Innanzitutto nessuno ha mai suggerito che se un bimbo non viene allattato al seno allora dovrebbe patire la fame. Tutti i genitori vorrebbero che i figli ricevessero il meglio, anche dal punto di vista dell’alimentazione.
Da adulti sappiamo che la dieta svolge un ruolo fondamentale per la salute, perché questo non dovrebbe valere anche per il latte materno?
In questi anni è passata la convinzione che tante mamme non abbiano abbastanza latte. Questo è falso, ingiusto e serve solo a generare ansia.
A volte le mamme hanno un ritardo nel generare il latte, ma nella maggior parte dei casi dipende da un parto difficile, o pratiche ospedaliere che non consentono alla mamma e al bimbo di stare insieme e di nutrirlo con frequenza.
Solo 2 bambini su 10 mila rischiano di restare disidratati e solo lo 0,02% ha problemi a lungo termine per questo motivo.
Questi problemi potrebbero essere evitati se le mamme ricevessero l’aiuto di professionisti.
Infine “nutrire è meglio” sembra uno spot per la formula. Certo le mamme che la usano non devono sentirsi in colpa, però bisogna essere consapevoli che il mercato della formula è molto competitivo e spende milioni e milioni in campagne pubblicitarie sempre più pervasive.
Il benessere e il futuro dei bambini passa anche attraverso il tipo di alimentazione che scegliamo per loro fin dall’inizio. La formula non determina automaticamente che i piccoli cresciuti con essa si ammaleranno, ma ne aumenta però il rischio. Non si può invece predire come i bambini reagiranno a questi rischi.
Dal momento che ripetuti studi scientifici e la realtà dimostrano che i piccoli cresciuti con la formula rischieranno di ammalarsi più dei coetanei allattati al seno, allora bisognerebbe contribuire a creare una società in cui i piccini abbiano le maggior chances possibili di venire allattati.
Il meglio per i nostri bimbi non è semplicemente nutrirli, il meglio è dare a tutte le mamme il sostegno nello sforzo di allattare al seno.
Dovremmo unire gli sforzi per perché si investa nel supporto alle mamme che devono allattare e si ottenga anche una formula più economica, migliore e che non risponda a pure logiche di profitto per le mamme che ne hanno bisogno.
Unimamme voi vi siete sentite sostenute nelle vostre decisioni circa l’allattamento?
Cosa ne pensate di queste considerazioni?
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