A sottolinearlo è Michael Gannon, presidente dell’ Australian Medical Association secondo il quale mentre alcune mamme sono felici di tornare a casa il prima possibile, altre invece preferirebbero rimanere in ospedale qualche giorno in più.
Il problema sollevato da Gannon non riguarda chiaramente solo l’Australia, ma si estende anche ad altre nazioni, tra cui anche l’Italia.
Si tende a diminuire la durata del soggiorno in ospedale delle partorienti, sia nelle strutture pubbliche che in quelle private.
Gannon però riconosce che tante mamme possono incontrare difficoltà una volta tornate a casa col figlio.
Addirittura esistono protocolli per cui le mamme che hanno avuto un parto vaginale senza complicazioni possono tornare a casa dopo 6 ore, chi ha avuto un cesareo senza complicazioni dopo 72 ore.
Ci sono donne che vivono lontane dai parenti e che quindi, una volta partorito, non trovano sostegno. Una permanenza più lunga in ospedale potrebbe invece aiutarle con l’allattamento al seno e a osservare e intervenire ai primi segni di depressione post partum.
“Sappiamo che occuparsi delle donne nel post partum è un investimento sul futuro” dichiara Ganno sul Guardian “potremmo dire la stessa cosa per i primi giorni di vita del piccolo. Penso che un Paese come il nostro possa dimostrare più compassione e umanità nell’approccio alle cure post natali”.
La professoressa di ostetricia Hannah Dahlen è però di parere leggermente diverso. Secondo lei tenere di più le mamme in ospedale non è la risposta giusta.
Per lei sarebbe meglio che le donne ricevessero cure e sostegno una volta a casa perché così si eviterebbe il rischio di infezioni per mamme e bambini e più tranquillità per le mamme, “è nell’assicurare alle mamme il miglior sostegno possibile una volta tornate a casa che la società fallisce”.
In alcuni ospedali australiani le donne vengono seguite dalla stessa ostetrica che le ha aiutate a partorire con controlli a casa e chiamate per almeno una settimana dopo la nascita del figlio.
Idealmente queste attenzioni dovrebbero proseguire per 6 settimane dal parto.
La Dahlen spiega che le mamme che usufruiscono di un simile trattamento hanno l’opportunità di parlare del parto, delle emozioni che hanno vissuto e possono chiedere informazioni sull’allattamento al seno.
La professoressa sottolinea che mentre prima del parto la donna viene costantemente controllata, poi viene lasciata sola.
Unimamme voi cosa ne pensate di questo appello? Vi avrebbe aiutate sapere di poter contare su un sostegno una volta dimesse?
Noi vi lasciamo con alcune indicazioni su come riconoscere la depressione post partum.
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