Nel 2003 Eric e Tammy Koz erano una giovane coppia il cui sogno era quello di diventare genitori.
Quando hanno appreso di attendere una bambina dopo aver affrontato un drammatico aborto spontaneo erano al colmo della felicità.
“Io ero in estasi, avevo un atteggiamento molto positivo verso la gravidanza, molto probabilmente sarebbe stata l’unica” ha dichiarato la donna all’Huffington Post.
Tammy, purtroppo, aveva il lupus, una malattia autoimmune che aumenta i rischi di aborto spontaneo.
Alla 19° settimane un’ecografia ha mostrato che la loro bimba non stava crescendo come avrebbe dovuto.
Il medico che aveva in carico Tammy e la bimba ha dato loro due opzioni:
Tammy è stata messa a riposo, a letto, nel tentativo di facilitare la gravidanza, controllata periodicamente per verificare che ci fosse il battito cardiaco della figlia.
La piccina è nata alla 27° settimana, con il peso di circa 300 grammi. All’epoca era la bimba più piccola nata in America.
Sebbene fosse veramente minuscola Zoe ha dimostrato subito la sua grinta. “Quando Zoe è uscita e mi ha dato un calcio è stato incredibile” ricorda il medico che l’ha fatta nascere.
Ora Zoe è cresciuta ed è una vivace adolescente che frequenta una scuola superiore. Tredici anni fa i suoi genitori e i medici non potevano nemmeno immaginare un futuro simile.
“Se abbiamo avuto pensieri negativi? Certo. Io ero curioso di sapere se stavo firmando un certificato di nascita o uno di morte. Ero molto preoccupato” ha riferito il padre della ragazza.
“Io ho radunato tutta la mia forza da lei, dall’esperienza che stava attraversando e dalla sua lotta per vivere. Quando sei in una situazione in cui non hai altra scelta che essere forte, allora diventi forte” ricorda Tammy.
Dopo aver trascorso 5 mesi in rianimazione pediatrica Zoe è tornata a casa. Pesava 2,7 kg.
“Zoe ha continuato a stupire i suoi medici. A ogni visita non riuscivano a credere a come stesse migliorando”.
Unimamme, cosa ne pensate di questa bella storia a lieto fine?
Noi vi lasciamo con la vicenda di un piccino e dei suoi primi 100 giorni da prematuro.
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