Essere genitori è il compito più difficile che una persona possa compiere, per questo spesso si sbaglia, cercando di proteggere i figli da qualsiasi cosa della vita, come se il dolore non esistesse. Purtroppo sappiamo bene che non è così, eppure non riusciamo ad accettarlo.
Uno degli esempi più clamorosi avviene quando ad esempio ci si separa: molti genitori dicono agli sportelli di ascolto per genitori in crisi che non vorrebbero allontanarsi mai dai propri figli perché li adorano. E così si pensa che anche la prole debba adorarci, stravedere per noi. Ma questo è sbagliato.
Noi non dobbiamo adorare o farci adorare. Dobbiamo educare. Spesso si confonde l’amore con la libertà di fare tutto ciò che si vuole per paura che poi i nostri figli non ci vogliano più bene.
Dobbiamo porre limiti e regole, non dobbiamo comprare tutto quello che vogliono.
Dobbiamo essere in grado di fare delle scelte, a volte anche scomode.
E soprattutto non dobbiamo essere amici, smettendola di essere sempre disponibili: “Essere genitori vuol dire assumersi la responsabilità di fare delle scelte. Dargli o non dargli il ciuccio? Comprargli o no la Playstation? L’importante è fare la cosa che si ritiene giusta. Se la considero sbagliata non la devo fare solo per essere accomodante o perché anche gli altri genitori la fanno” afferma Daniele Novara, pedagogista e fondatore del Centro Psicopedagogico per la gestione dei confilitti al Corriere della Sera .
Ovviamente i figli non c’entrano niente. Il problema sta in noi genitori, che rischiamo di trasformarci da sempre disponibili a pronti ad esplosioni di rabbia incontrollate: comprare ogni cosa chiedano, portarli in vacanza nei posti più belli, accontentarli non li farà automaticamente essere più bravi a scuola o essere più obbedienti. Ecco perché bisogna fare attenzione: il genitore arrabbiato, che rinfaccia al figlio tutto ciò che ha fatto per lui , non può essere un punto di riferimento per il bambino.
Abbiamo perso la capacità di credere nel nostro ruolo, ci sentiamo sopraffatti, anche perché la società non ci aiuta, impegnata com’è a dire ai nostri figli ad inseguire la propria felicità attraverso telefonini e vestiti.
Inoltre, come dicevamo, li vogliamo proteggere da tutto, li vogliamo facilitare, convinti di fare il loro bene.
“Non sono i bambini a non sopportare la frustrazione siamo noi adulti a non tollerare il dolore la rabbia o la noia dei nostri figli. Siamo convinti che la felicità passi per l’eliminazione del dolore. Ma in questo modo, invece di proteggerli, li rendiamo più fragili” spiega, sempre sul Corriere, Laura Turuani, psicologa.
Sono sempre più convinta che investire del tempo – molto – in famiglia sia fondamentale oggi che le mie figlie sono piccole per gettare delle basi sicure per il futuro.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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