Eugene Lazowski è uno di quei nomi che dovremmo onorare, nel corso della 72° Giornata della Memoria, insieme alla coraggiosa Irina Sendler, per aver compiuto un’impresa incredibile, salvando moltissime vite umane durante il Nazismo.
Lazowski, morto nel 2006, era un medico membro della Croce Rossa e un ufficiale dell’esercito polacco che, durante la seconda Guerra Mondiale, venne inviato presso il villaggio di Rozwadow.
A pochi passi dalla sua casa, proprio oltre la staccionata, era situato il ghetto ebreo. I tedeschi però avevano proibito di aiutarli in alcun modo e così Lazowski faceva loro visita nel cuore della notte.
Fu in quel contesto che questo medico ideò un astuto piano per aiutare ebrei e polacchi.
Fin dagli anni dell’università, un suo amico e collega, il dottor Stanislaw Matulewiecz, aveva scoperto che, iniettando un particolare vaccino di batteri morti a pazienti sani, queste persone risultavano positive ai test della febbre tifoide, senza però averne i sintomi e senza subirne le letali conseguenze.
Per questo motivo, con grande audacia, Lazowski e il suo amico, decisero di mettere a punto una strategia per salvare ebrei e polacchi dai campi di concentramento.
Poiché i nazisti avrebbero giustiziato immediatamente gli ebrei malati, il medico iniettò il falso vaccino a 12 villaggi vicini a Rozwadów, così da mettere in quarantena un’area molto vasta e destare meno sospetti, in tutto furono isolate 8 mila persone.
I soldati tedeschi temevano il tifo e quindi si tennero bene alla larga da queste zone.
Ryan Bank, che ha girato un documentario su Lazowski, ha raccontato sul Chicago Tribune: “ha tenuto traccia del numero dei casi che inviava in Germania per i test, in modo da imitare i progressi della malattia”.
Verso la fine del 1943 la Gestapo, insospettita dal fatto che gli abitanti dei villaggi vicini non venivano infettati inviò un controllo, ma Lazowski non si lasciò cogliere impreparato.
Come si legge su Ama Nutri Cresci radunò in un unico luogo le persone anziane malate o chi avesse i pidocchi, temendo il contagio i soldati se ne andarono alla svelta.
In questo modo questo coraggioso e astuto medico salvò la vita a 8000 persone, di cui la maggior parte ebree.
Durante l’intervista per il documentario Lazowski ha dichiarato a Bank di non aver pensato due volte all’idea di salvare degli ebrei.
“Mi ha detto che come medico aveva giurato di aiutare le persone e il giuramento non faceva differenze”.
Verso la fine della Seconda Guerra Mondiale lo avvertirono che la Gestapo era sulle sue tracce per aver aiutato membri della resistenza polacca. Così il medico, sua moglie e sua figlia fuggirono.
Nel 1958 emigrò in America e diventò poi professore presso la University of Illinois Medical Center. Nel 1993 rese pubblica la sua storia attraverso un libro: The Private War. Alcuni anni dopo compì il suo unico viaggio di ritorno in Polonia, recandosi presso il villaggio di Rozwadow.
Il documentarista Bank registrò quell’evento: “era un vero eroe in quella città, quando tornò fu solo dopo tutta una serie di cerimonie e celebrazioni”.
Unimamme, cosa ne pensate della storia di quest’uomo che ebbe il coraggio di rischiare la sua stessa vita per salvare altre persone in uno dei periodi più bui della nostra storia?
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