Scoprire come funziona il cervello di un bambino ancora nel grembo materno è un progetto lungimirante e affascinante che sta diventando realtà.
Ricercatori del King’s College di Londra stanno lavorando proprio a questo scopo.
Tradizionalmente le macchine per la risonanza magnetica prendono una serie di immagini a sezione trasversale che poi vengono ricostruire in immagini in 3D. Le persone devono state il più ferme possibili. Questo però non è possibile per i feti e infatti per loro si usa una tecnica per “congelare” il movimento.
Il nuovo software consente di scattare immagini durante il movimento e vedere le connessioni dei verbi individuali che si formano nel cervello dei bimbi e disegnare una mappa chiamata “Connectome”, come si legge su Developing connectome.
Si tratta di una mappa che ci può consentire di capire cosa avviene nel cervello di un bambino. Al momento gli scienziati sanno molto a proposito del funzionamento del cervello, delle molecole contenute ma non avevano un contesto in cui inserirle.
L’idea è di creare un modello dinamico del cervello umano tra le 20 e 44 settimane dopo il concepimento che leghi:
“Non abbiamo una mappa che cambia nel tempo, ciò che abbiamo è una mappa in 4 dimensioni, 3 dimensioni nello spazio e una nel tempo, in cui piazzare nuove informazioni o vecchie informazioni per capire come funzionano in un contesto” spiega il professor Edwards, che sta curando la ricerca.
Questo può aiutare gli scienziati a studiare meglio molte malattie e problemi dei bambini. Alcune anomalie infatti possono risultare dall’interruzione dello sviluppo neurologico dei bimbi. Per esempio i bambini prematuri sono particolarmente sensibili all’interruzione dello sviluppo neurologico.
Gli scienziati sono interessati alle anomalie, a ciò che può causare problemi nella comprensione delle cose, nelle relazioni sociali, lo sviluppo dell’autismo, i deficit di attenzione e la paralisi cerebrale.
I genitori che partecipano alla sperimentazione possono avere uno sguardo privilegiato sullo sviluppo dei figli.
“Noi abbiamo immaginato il modo in cui l’acqua si muove nel cervello, l’acqua tende a muoversi su e giù per le fibre nervose, si può dedurre quindi dove siano queste ultime. Misuriamo anche la funzione, osserviamo come il flusso di sangue cambi nel cervello. Quando il cervello attiva una certa area ha bisogno di più sangue, noi possiamo vederlo, quindi possiamo dedurre dai cambiamenti del flusso sanguigno quali frammenti del cervello sono attivi e vedere quali pezzi del cervello stanno lavorando insieme“ continua il professor Edwards.
Al momento si sta lavorando su più di 1500 bambini.
Unimamme, voi cosa ne pensate di questo interessante studio?
Noi vi lasciamo con un altro studio sul cervello dei bambini.
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