Nuove scoperte – anche se preliminari – potrebbero rappresentare una svolta importante in termini di abilità medica per predire l’autismo agli albori, prima ancora che i sintomi appaiano.
Sappiamo bene come una diagnosi definita precoce (è stata inventata anche una app per questo) avviene attorno ai due anni di età, quando cioè iniziano a manifestarsi i sintomi con diversi problemi di comportamento e comunicazione, come l’impossibilità di pronunciare troppe parole insieme o mantenere il contatto visivo.
Un team di ricercatori americani, usando la risonanza magnetica, ha scoperto che potrebbe essere possibile individuare quando si svilupperà l’autismo, prima di un anno.
Nello studio, pubblicato su Nature, i ricercatori hanno sottoposto il cervello di bambini
Lo studio ha incluso 106 bambini considerati ad alto rischio di sviluppare l’autismo, perché hanno un fratello più grande con questo disordine (i bambini che hanno fratelli con l’autismo hanno una possibilità di 1 a 5 di svilupparlo, mentre per il resto della popolazione è di 1 a 100). E come comparazione, i ricercatori hanno incluso40 bambini considerati a basso rischio.
La risonanza magnetica ha mostrato che i bambini che potrebbero sviluppare l’autismo hanno una maggiore crescita della superficie del cervello nel primo anno di vita rispetto ai bimbi che non hanno sviluppato il disordine.
Il volume di un cervello sopra la media è stato connesso con i problemi di comportamento che i bambini autistici incontrano nel loro secondo anno di vita, e che includono la non capacità di impegnarsi in giochi in cui bisogna “fare finta” e problemi nello sviluppo del linguaggio e del vocabolario.
Attraverso questi dati è stato creato un algoritmo che può prevedere lo svilupparsi dell’autismo: finora è riuscito a determinare circa l’80% dei casi.
Questa scoperta potrebbe consentire di intervenire con cure preventive, visto che prima dei due anni il cervello è molto più malleabile.
E voi unimamme non pensate, come noi, che questa sia una bellissima notizia?
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