Unimamme oggi invece vogliamo parlarvi di un nuovo modo di vivere l’ambiente scolastico.
Il metodo della classe capovolta è nato alcuni anni fa ad opera di due insegnanti americani. Si tratta di un metodo di apprendimento personalizzato che definisce un nuovo ruolo per l’insegnante, avvalendosi delle nuove tecnologie e, tra le varie cose, punta ad abbassare i livelli di frustrazione e a combattere l’abbandono scolastico.
Sostenitrice di questo metodo è la professoressa Daniela Lucangeli, detentrice di una cattedra di Psicologia dello Sviluppo all’università di Padova. Nel corso di una classe capovolta ha discusso di come i bambini di 6 anni ridano 300 volte al giorno, gli adulti invece da 0 a 11 volte. In pratica più cresciamo e più ci evolviamo in modo svantaggioso.
Di recente l’OMS ha messo in guardia verso il proliferare della depressione infantile che può innescarsi a causa di cattive condizioni di apprendimento e da relazioni umane insoddisfacenti.
Purtroppo questa condizione si sviluppa anche a scuola (nell’80% dei casi) e non sono nell’ambiente domestico.
Lucangeli, su Internazionale, critica il fatto che oggi gli studenti siano sommersi da moltissime informazioni da “digerire” senza però ricevere strumenti dalla scuola per elaborare queste informazioni.
Il cervello infatti elabora informazioni cognitive, ma percepisce anche il modo in cui le cose vengono dette, il picco collegato alla gioia è brevissimo, mentre quello legato alle emozioni negative è molto più persistente.
Proprio queste emozioni negative prolungate sono la causa delle patologie.
Quindi, tornando alla scuola, se un bambino impara provando paura, la memoria registrerà sia l’emozione che l’informazione; se un piccolo mentre impara si sente impotente e inadeguato, il sapere rimarrà legato a queste emozioni e così via.
Se un bambino è terrorizzato dalla scuola è certo che prima o poi l’abbandonerà.
Un altro nemico dell’apprendimento è il senso di colpa associato al giudizio negativo. Quindi gli insegnanti dovrebbero imparare a guardare negli occhi gli alunni e a sorridere.
Dovrebbero anzi incoraggiarli a sbagliare.
Tradizionalmente, durante una lezione frontale, il cervello dell’insegnante porta fuori ciò che c’è dentro e quello degli studenti porta dentro ciò che vi è fuori. Il nostro cervello però non è fatto per questo, se si trova in questa condizione prova malessere.
L’intelligenza raggiunge il suo potenziale quante più cose sa e può modificare, facendole proprie. Se però viene sovraccaricato diventa pigro e obeso.
Il cervello stesso può influenzare lo sviluppo del pontenziale umano, delle creatività, questo dovrebbero fare i professori con gli alunni.
Se gli insegnanti sapessero educare e insegnare con il sorriso la mente gemma si espanderebbe. Infatti secondo lo psicologo russo Lev Vygotskija gli stimoli ambientali possono far fiorire il cervello, facendo sì che ogni neurone, in ogni millesimo di secondo gemmi nuove connessioni.
In questo senso quindi la classe capovolta appare la soluzione più semplice e naturale.
In essa si discute, si impara insieme con l’ausilio dell’insegnante e poi a casa si approfondisce con documenti didattici multimediali.
Unimamme e unipapà a voi piacerebbe un tipo di insegnamento diverso?
Cosa ne pensate di questo metodo?
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