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Attualità

“Non ti manca stare a casa con tuo figlio?”: le frasi rivolte a tutte le mamme

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Valentina Colmi

Courtney Privett è una madre di 3 figli che ha sofferto e che ha scelto di dedicare un’opera d’arte a tutte le madri per far capire che anche le parole sono importanti durante la malattia.

Lo spunto è stato in realtà un altro: il 7 febbraio scorso, mentre il Senato americano stava considerando la nomina a procuratore generale (il nostro Ministro della Giustizia) per il senatore repubblicano Jeff Sessions, accusato in passato di commenti razzisti, la senatrice democratica Elizabeth Warren ha tentato di leggere una lettera che Coretta Scott King – la moglie di Martin Luther King – aveva scritto nel 1986 dove condannava appunto Sessions. La senatrice è stato però messa a tacere per via di un articolo. Ma non si è arresa: fuori dall’aula del Senato ha letto la lettera e il video ha fatto il giro dei social network.

Il leader della maggioranza al Senato Mitch McConnell ha descritto il tentativo negato alla Warren con tre frasi:  “E’ stata avvertita. Le è stata data una spiegazione. Tuttavia, ha insistito“.

“Neverthless she persisted” (Tuttavia, ha insistito): le mamme vanno avanti nonostante tutto

La frase “Nevertheless, she persisted” è diventato immediatamente un hashtag, tanti i gesti per sostenere la senatrice.

Come molti altri, Courtney Privett, questa mamma, ha usato la frase per delle opere d’arte e una parte di queste è dedicata alle mamme.

La donna ha condiviso dei pezzi della sua opera su Instagram usando la citazione “Nevertheless, she persisted”: si tratta di un disegno di una mamma con i figli nel quale appaiono molte delle frasi che le donne devono ascoltare, in particolare le mamme, come:

  • “Le stai lasciando da mangiare quello ?!”
  • “Perché hai avuto bambini se non hai intenzione di crescerli?”
  • “Non dorme ancora tutta la notte? Dovrebbe!”
  • “Non ti manca il lavoro?”
  • “Non ti manca stare a casa con tuo figlio”
  • “Non ho mai lasciato mio figlio fare quello”
  • “Non sembri depressa”
  • Non si dovrebbe avere il tempo di essere depressi”
  • “Quel bambino merita una bella sculacciata”

ecc.

Courtney ha dichiarato l’Huffington Post che tutte le domande e i pensieri nel mondo delle “bolle” (quei fumetti che ci sono sul dipinto) sono cose che si è sentita direttamente rivolgere da amici e parenti e include le domande comuni che ogni mamma si è sentita porre prima o poi.

Privett ha sofferto di depressione perinatale quando era incinta del suo terzo figlio e di depressione post partum dopo la nascita. Durante questo periodo, tutte le osservazioni che ha sentito l’hanno travolta: “Tutte queste piccole parole si sono trasformate in pensieri invasivi e mi hanno sopraffatta, diventando parte della mia depressione” – ha dichiarato: “Mi sentivo disconnessa da tutto e avevo difficoltà a lavorare e a fare le cose più semplici come cambiare un pannolino o prepararmi un panino“.

Con farmaci e la terapia individuale e di gruppo, Privett è riuscita ad uscirne: sa di essere fortunata perché molte mamme purtroppo non riescono a dare lo stesso. Per questo spera  che il suo lavoro possa essere un incoraggiamento sia per mamme e papà.

Spero di incoraggiare i genitori a fare ciò che è giusto per le loro e anche tutte le persone ad essere più consapevoli di come si parla con gli altri, ha detto. “Le parole contano, soprattutto quando sono dirette verso le persone vulnerabili“.

Ha inoltre sottolineato l’importanza di chiedere aiuto e prendersi cura di sé.

Non c’è niente di sbagliato a chiedere aiuto, soprattutto se la nostra salute mentale è in gioco,” ha detto. “Prendersi cura di sé è il modo più importante per le nostre famiglie, e noi non saremo in grado di crescere la famiglia senza la prima.”

E voi unimamme cosa ne pensate?

Valentina Colmi

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