Unimamma, i casi di abuso sui bambini sono molto difficili da ascoltare, ma meritano la nostra attenzione e il nostro tempo, affinché vicende come quella di Micaela non accadano più.
Una coraggiosa ragazza di origine argentina, Micaela, ha deciso di rendere pubblica la sua storia sulla sua pagina Facebook: Por una Infancia Sin Dolor (per un’infanzia senza sofferenza).
L’anno scorso, inizialmente in forma anonima, Micaela ha raccontato un orrore quasi inenarrabile: gli abusi sessuali subiti dal padre da quando aveva 4 anni.
“Mi chiamo Micaela Rodriguez, ho 18 anni e sono di Buenos Aires. L’anno scorso ho finito la scuola secondaria e quest’anno ho iniziato il CBC per studiare psicologia.
Sono una sopravvissuta agli abusi sessuali infantili. Mio padre, che non merita di essere chiamato padre, ha abusato di me da quando avevo 4 anni fino ai 16, quando ho smesso di vederlo e ho potuto parlare un po’
Ha iniziato con Chicho e Cuore, un gorilla e un orsetto di peluche dicendomi che mi avrebbe insegnato come giocare ai fidanzati e ho finito per essere io un giocattolo per lui.
Mi faceva entrare in chat porno, tornava dal lavoro e non cercavo la mia mamma, mi cercava a me. Mi faceva male, perché dare particolari di una cosa inutile; a 9 anni di età… vedevo il mio insegnante di nuoto come vedevo lui, volevo giocare a fare lo stesso, per fortuna lui non è stato un pedofilo.
Poche persone lo sanno, qui dico la verità. Sono cresciuta sentendomi un’adulta, giocava… a fare sesso e barbie diceva ” No, no, non voglio!”.
Da adolescente ha continuato, è diventato più aggressivo, non ero più quella bambina che rimaneva immobile e pensavo a cose belle, come quando vi danno un vaccino, lì mi muovevo e volevo urlare.
Mi chiedono perché mi sono fatta i capelli lunghi, per poter nascondere i segni che mi lasciava, quando li potrò tagliare tagliare un po’ sarà perché una parte più di me è guarita.
Ho cercato di uccidermi a 15 anni, mi tagliavo le braccia e gambe, pensavo facesse male anche a lui, anche se in fondo lo volevo e mi sentivo una stupida per questo...
vi chiederete ora come sto… anno 2017 , con 18 anni… la mia scuola in cui mi ha fatto uscire, dopo averne parlato in un altro senza che mi ascoltassero, ho fatto la denuncia il giorno del mio 17esimo compleanno.
Sto ancora aspettando giustizia, lui può comprarla, sfamare i corrotti , pagare per un paio di testimoni che dicano che è stato un padre esemplare ma io ho la mia verità e nessuno me la toglierà, nessuno mi farà tacere, mai più.
Parlarne mi ha liberato, mi sono resa conto che non ero sola, che più persone mi hanno sostenuto in questa battaglia, la mia pagina, “Por una infancia sin pena”, è stata la chiave per la denuncia, da lì hanno conosciuto la mia storia le autorità, la mia scuola.
Dio, i miei terapisti dell’ospedale, mia madre e i miei amici mi aiutano ad andare avanti giorno per giorno, oggi posso sorridere davvero, perché mi sono resa conto di una cosa super importante, ora sono libera.”
Micaela ha spiegato il tormento di non poter raccontare a nessuno cosa accadesse.
Il peso del segreto e gli abusi subiti l’hanno indotta a tentare il suicidio e a commettere gravi atti di autolesionismo.
Infine grazie alla scuola e una terapeuta la ragazza ha cominciato a prendere consapevolezza di quanto aveva subito e ha denunciato il padre pedofilo.
La sua testimonianza mira anche ad aiutare e sostenere tutte le altre vittime di abusi sessuali che spesso non parlano per vergogna e timore.
Dalle parole di Micaela emerge anche l’idea di non riuscire a parlare perché ci si sente intrappolate, ma questa giovane donna è stata molto coraggiosa a denunciare chi le ha fatto del male.
“Invito tutte le ragazze a parlarne, lo so, il tuo mondo sembra crollare, ma dovete iniziare a parlare o a scriverne per salvarvi veramente”.
Il suo post ha ricevuto 35 mila Like e quasi 5 mila condivisioni. E tante persone la stanno ringraziando per il coraggio e si sentono ispirate a parlare, a raccontare le loro storie di abusi.
Unimamme, cosa ne pensate della commovente testimonianza di questa ragazza?
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