La depressione post partum è una malattia schifosa, ma molto democratica: colpisce chiunque, indistintamente, indipendentemente dal ceto sociale. Una mia amica psicologa mi ha raccontato che una sua collega terapeuta ha avuto una brutta forma di dpp e che è stata molto male: anche chi ha gli strumenti non ne è protetto, purtroppo.
La stessa cosa è successa a Terra la Rock, una mamma e psicologa scolastica, che ha scritto un post sull’Huffingtonpost molto coraggioso intitolato “Pensieri intrusivi: il mio viaggio con la depressione post partum“.
Questa mamma afferma che: “Mi ci sono voluti un anno, tre mesi, ventinove giorni e 7 ore per scrivere finalmente la mia esperienza del post-partum”.
Terra ha raccontato che all’inizio non è stata male: quando ha visto la sua bambina infatti ha provato un immenso amore. I problemi sono arrivati dopo, al ritorno a casa: “Un’infermiera è venuta a casa mia per seguirmi come di routine una volta a casa dall’ospedale. Ho notato che la sua presenza mi metteva a disagio. Continuava a mostrarmi le cose che per me non venivano naturali, come il modo in cui fasciare il bambino o come allattare in modi diversi. Questa esperienza mi ha fatto domandare se stessi facendo qualcosa di giusto e quando se n’è andata mi sono sentita molto confusa e preoccupata”.
Nei giorni successivi Terra ha notato di avere dei pensieri intrusivi, ossia pensieri che percepiamo come esterni, che si introducono forzatamente, contro la nostra volontà, nella nostra mente.
“Ho avuto pensieri INVOLONTARI, schifosi, intrusivi e frequenti sul fare del male a me stessa o al mio bambino e mi hanno spaventato a morte” scrive.
Per esempio immaginava di cadere dalle scale, di sbattere la testa o che il figlio soffocasse.
Non l’ha detto a nessuno – nemmeno quando le è stato somministrato un questionario post partum – perché si vergognava troppo. Non sapeva come confidarsi con suo marito o con sua madre, perché si sentiva un mostro. Ha provato l’esperienza di svegliarsi con il cuore in gola di notte, con le palpitazioni, ha pianto per ore e le cose sono peggiorate quando è dovuta tornare al lavoro – tra l’altro lei è una psicologa scolastica – perché il bambino dormiva poco e lei lo allattava esclusivamente al seno.
Terra racconta di aver trovato molto aiuto in rete – cosa che è successa anche a me – e sui social, dove molte donne hanno avuto il coraggio di raccontarsi. Con l’aiuto della terapia e della mindfulness o meditazione, parlando della sua esperienza, è riuscita ad uscirne.
E aggiunge: “Sono una buona madre, sono attenta sto nutrendo e amando mia figlia“.
Bisogna perciò avere la forza di condividere le proprie esperienze, di non vergognarsene, perché sono molto più comuni di quanto si creda.
E voi unimamme cosa ne pensate? Vi è mai capitato di avere pensieri intrusivi che non volevate o non pensavate mai di avere?
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