Conosciamo l’impegno che Amref (African Medical Research ed Education Foundation) mette nelle sue lotte contro le ingiustizie nel continente africano. Ricordiamo, tra le tante, l’iniziativa “Africa, per noi non sei zero”, con la quale si mette in primo piano l’interesse dei più deboli, le donne in primis.
Per noi non sei zero, la donna al primo posto
Amref è la più grande organizzazione sanitaria africana che opera nel continente e in occasione della festa della donna, con la campagna “Per noi non sei zero”, vuole mettere in evidenza quanto sia difficile la vita per una donna africana. Centinaia sono le donne che, ogni anno, rischiano la loro vita per dare al mondo un figlio.
Bisognerebbe festeggiare giornalmente le tante contadine che si spaccano la schiena nei campi per sfamare i loro figli.
Tutte quelle mogli che, con tanta fatica, si sono liberate dal matrimonio non voluto e che è successo quando ancora bambine.
E poi ancora tutte le studentesse, le ostetriche e tutte coloro che si battono per i loro diritti per avere una società più giusta.
È un dato di fatto che le donne, in tutto il mondo, sono oggetto di discriminazione e violenza. In Africa, poi, tutto è ancora più amplificato. A dimostrazione di ciò la bassa scolarizzazione delle donne, solo il 31% delle donne è iscritta alla scuola secondaria e, dato ancora più allarmante, ogni giorno ben 400 donne perdono la vita durante il parto o la gravidanza.
Malika è una ragazza africana di quelle vittime di soprusi e vessazioni, una di quelle che non ha voluto sottostare alla volontà dei maschi, padre prima e marito dopo, e si è ribellata.
Ecco la sua storia attraverso le sue parole: «A 17 anni sono stata costretta a sposarmi. A 20 avevo già 3 figli e per ben due volte sono rimasta completamente paralizzata a causa di complicazioni in gravidanza. Mio marito è stato per me un carceriere, ma io non mi sono arresa e ho inseguito il mio sogno: diventare operatrice sanitaria». Malika è riuscita a venir fuori dalla sua situazione proprio grazie alla scuola secondaria scientifica sostenuta e finanziata da Amref.
Amref, grazie al suo impegno, salva giornalmente centinaia e centinaia di donne. Negli ultimi sei anni sono state salvate dalla mutilazione genitale, pratica ancora molto usata in Kenya e Tanzania, oltre 10.500 tra donne e bambine. Un grande risultato.
Sempre in occasione della Giornata Internazionale della donna Amref ha lanciato un video “Uomini che rispettano le donne” perché è importante che siano gli uomini a capire che per contrastare la violenza e l’uguaglianza di genere occorre combattere insieme.
In Africa ad esempio, grazie ad Amref, alcuni uomini hanno compreso l’importanza della lotta contro le mutilazioni genitali, divenendo “ambasciatori”.
“La chiave nella lotta contro le FGM è l’istruzione per le ragazze e far conoscere loro i diritti di cui godono, nonché educare le comunità sulle conseguenze tragiche del taglio: morte, trasmissione di malattie come l’HIV e riduzione del piacere sessuale. È molto difficile convincere gli uomini, poiché credono che una donna non sia tale se non si è sottoposta a mutilazione. Ma non possiamo fermarci, le mutilazioni devono essere fermate” si legge sul sito dell’Amref.
E voi unimamme cosa ne pensate di quanto Amref fa per la donna?