Siamo tutti d’accordo nello schierarci contro lo sfruttamento del lavoro minorile, ma quanti di noi sanno come vengono costruiti i nostri smartphone?
Una recente indagine di Sky News ha scoperto una verità difficile da digerire e che dovrebbe farci riflettere.
Il cobalto che serve per i nostri cellulari proviene dalla miniere in Congo dove lavorano duramente moltissimi bambini, alcuni di loro hanno solo 4 anni.
Questo “prezioso” minerale” è un componente essenziale per gli smartphone della Apple e di Samsung ma per estrarlo, bambini piccoli come il protagonista della nostra storia, lavorano tutto il giorno in condizioni limite, fino allo sfinimento.
Dorsen è uno dei tanti bambini che lavorano in una miniera di questo tipo, trasportando da mattina a sera enormi sacchi di cobalto in qualunque condizione atmosferica.
Questo bambino lavora nel fango senza scarpe per 12 ore al giorno e viene pagato così poco da non potersi procurare due pasti al giorno.
Il suo amico Richard, di 11 anni, racconta i dolori sofferti dal suo corpo per la pesantezza delle mansioni. “Quando mi sveglio al mattino mi sento male all’idea di venire qui. Mi fa male tutto” dice.
Si tratta di un lavoro pericoloso perché i tunnel vengono costruiti da minatori, senza alcuna protezione e cedono facilmente.
Qui, centinaia di donne, uomini e bambini lavorano in condizione di schiavitù.
Il World Health Organisation ha accertato che esporsi al cobalto e respirarne la polvere causa problemi di salute a lungo termine.
Becha Gibu, uno dei medici di un villaggio nei pressi della miniera, ha dichiarato sempre a Sky News che i bambini vengono alla luce con misteriose malattie.
“Sono affetti da molte infezioni, sfoghi cutanei e macchie”.
Anche la salute delle mamme è compromessa dalla miniera.
La Repubblica Democratica del Congo possiede alcuni dei depositi di Cobalto più grandi del mondo, copre il 60% della produzione mondiale. Il cobalto viene poi consegnato agli acquirenti cinesi che non fanno mai domande sulla provenienza del minerale o chi lo estragga.
Un report di Amnesty Intenational, già nel 2016, aveva dimostrato che i colossi della tecnologia non eseguono i dovuti controlli sullo sfruttamento del lavoro minorile.
Ma sembra che certe denunce non abbiano seguito. Noi da parte nostra possiamo solo parlarne e sperare in una massima diffusione.
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