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Attualità

Per i nuclei con figli minori o disabili in arrivo il reddito di inclusione

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Francesca Nicoletti

Secondo un’indagine Istat, in Italia 1 persona su 4 è a rischio povertà e, per cercare di contrastare la povertà il nostro Parlamento ha finalmente approvato il reddito di inclusione. Vediamo di cosa si tratta e soprattutto chi sono le persone che ne avranno diritto.

Il reddito di inclusione necessario per combattere la povertà

Con 138 si, 17 no e 21 astenuti anche al Senato è passato il Ddl pensato per contrastare la povertà. Lo stesso provvedimento aveva già avuto l’approvazione della Camera, pertanto da qui a poco, si spera, tante famiglie potranno godere di questo diritto. Manca solo il decreto di attuazione.

A oggi in Italia, secondo i dati Istat, ci sono circa 400 mila famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta, ovvero 1 milione e 770 mila persone. Davvero troppe per un Paese che si ritiene civile.

Il nuovo Reddito di inclusione, REI, dovrebbe andare a sostituire l’attuale Sostegno per l’inclusione attiva (SIA), che da settembre 2016 ha raggiunto circa 65 mila famiglie, il quale prevede i seguenti requisiti:

  • presenza di figli minori,
  • nuclei familiari monogenitoriali per esempio madre single,
  • presenza di disabili in famiglia,
  • presenza di disoccupati
  • ISEE inferiore a 3.000 euro o addirittura ISEE a zero.

Il reddito di inclusione dovrebbe garantire però degli importi superiori a quelli che oggi garantisce il Sostegno per l’inclusione attiva, che risultano essere i seguenti:

  • bonus 80 euro al mese a persona,
  • bonus 160 euro per 2 componenti,
  • bonus fino a 240 euro al mese per le famiglie di 3 persone con minori,
  • bonus fino a 320 per 4 persone,
  • bonus fino a 400 euro al mese per le famiglie con 5 componenti ed oltre.

Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si dice soddisfatto per questo risultato raggiunto e a tal proposito dichiara su La Stampa: «Tale strumento rappresenta il pilastro fondamentale del Piano nazionale per la lotta alla povertà e colma un vuoto annoso nel sistema italiano di protezione degli individui a basso reddito, che ci vedeva come l’unico Paese, insieme alla Grecia, privo di una misura strutturale di contrasto alla povertà. Il REI è il segno di un nuovo approccio alle politiche sociali, fondandosi sul principio dell’inclusione attiva, ovvero sul vincolo di affiancare al sussidio economico misure di accompagnamento capaci di promuovere il reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di coloro che ne sono esclusi».

Gli unici requisiti che finora si conoscono, affinché si possa accedere al reddito di inclusione risultano essere:

  • durata minima di residenza nel territorio nazionale,
  • nuclei famigliari con figli minori o con disabilità grave,
  • donne in stato di gravidanza,
  • disoccupati di età superiore a 55 anni.

Tale provvedimento è stato pensato, dunque, per ridare un po’ di dignità a quelle tante famiglie che oggi arrancano per poter vivere e per poter regalare loro, anche seppur minima, speranza.

Lo scopo di tutto ciò è il reinserimento nel mondo del lavoro per tutte quelle persone che, invece, non avrebbero più aspettative. Il REI infatti potrà essere ricevuto solo se il nucleo famigliare si impegnerà a rispettare un progetto di reinserimento lavorativo appositamente predisposto.

Circa le risorse, dal 2018 per il Rei saranno stanziati circa 2 miliardi, che però non basteranno per tutte le famiglie che risultano essere in povertà assoluta. Ma si prevedono aumenti graduali delle risorse destinate.

E voi unimamme cosa ne pensate di tale provvedimento?

Francesca Nicoletti

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