Unimamme, oggi vogliamo raccontarvi la storia di una donna che in un periodo storico molto cupo, ha avuto il coraggio di portare avanti i suoi ideali.
Stanisława Leszczyńska era un’ostetrica polacca, nata nel 1896 a Lodz. La donna si era sposata con un tipografo e, insieme a lui, dopo il matrimonio avvenuto nel 1916 si erano trasferiti a Varsavia.
Insieme hanno avuto 4 figli: Silvia, Bronisław, Stanisław ed Henryk. Allo scoppio della II guerra mondiale lei e una delle sue figlie, Silvia, furono inviate ad Auschwitz, mentre il marito venne ucciso durante gli scontri a Varsavia.
Stanislawa si accorse subito che le sue competenze di ostetricia sarebbero state preziose nel campo. Donna molto pragmatica riuscì ad attuare alcuni accorgimenti che hanno letteralmente salvato mamme e bambini:
Le mamme che avevano latte aiutavano quelle che non l’avevano a causa della malnutrizione, facendo da balie.
Su Seattle Catholic si legge una dichiarazione della donna: “d’inverno, quando la temperatura era molto bassa si formavano ghiaccioli sul soffitto a causa dei respiri, quando la sera si accendevano le luci splendevano in modo meraviglioso. Sembravano un grande candeliere di cristallo. Ma sotto questi ghiaccioli le persone dormivano e le donne partorivano i figli”.
Nel campo c’erano infezioni, puzza, tutti i tipi di vermi e i ratti erano floridi, le vittime dei ratti non erano solo le donne malate, ma anche i bambini.
Stanislawa ha raccontato che in quelle condizioni il destino delle partorienti era tragico e il ruolo dell’ostetrica difficile. Non c’erano antisettici, medicine, abiti, solo un po’ di aspirina.
Nonostante tutti questi orrori l’ostetrica cercava di confortare le mamme. Cercava di rassicurarle e farle sentire a loro agio.
Le testimoni ricordano che stava sveglia tutta la notte, assistendo tutte le mamme. Negli anni in cui fu levatrice ad Auschwitz non morì nessun bambino e nessuna mamma. Durante la sua prigionia aiutò 3 mila bambini a venire al mondo. Secondo lei i corpi malati delle donne erano troppo aridi per fare da veicolo di batteri.
Fino al 1943 i neonati venivano affogati, quando lo chiesero a Stanislawa lei si rifiutò fermamente, nonostante rischiasse la vita, quindi il suoo incarico passò ad una levatrice tedesca, finita ad Auschwitz perché accusata di infanticidio.
I bimbi che sembravano ariani venivano inviati negli orfanotrofi dove poter essere adottati dai tedeschi.
Questa ostetrica però, nella speranza che madri e figli potessero ricongiungersi, praticava un leggero tatuaggio su mamma e figlio.
I piccoli che non venivano affogati morivano di stenti nel campo e alla fine, di tutti quelli fatti nascere da Stanislawa ne sopravvissero solo una trentina.
Persino il terribile dottor Mengele si stupiva dell’efficienza di questa donna polacca nel far nascere bambini vivi e sani. In breve tempo Stanislawa era diventata un sibilo di speranza in quell’orrore.
“Tutti i bambini nascevano vivi perché il loro scopo era quello di vivere” ricorda la donna.
Stanislawa e sua figlia riuscirono a sopravvivere, ma la sua storia non emerse fino al 1950, anno in cui lasciò la professione di ostetrica.
Molti sopravvissuti ricordano il suo caritatevole operato e il suo instancabile lavoro.
La grande fede di Stanislawa l’ha sostenuta durante tutti gli anni di prigionia. Una sopravvissuta ricorda: “prima di far nascere il bimbo faceva il segno della croce e pregava. Mormorava una preghiera non solo per chiedere aiuto ma per ricevere forza e sostegno nel suo durissimo lavoro”.
Un’altra sopravvissuta ricorda che l’ostetrica battezzava tutti i bimbi con un po’ d’acqua.
Stanisława Leszczyńska è morta nel 1974 per un cancro intestinale, dal 1992 è in corso un processo di beatificazione.
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