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“Diamo voce ai papà”: gli italiani vogliono dedicarsi di più ai figli

Published by
Valentina Colmi

Qualche tempo fa vi avevamo parlato della campagna “Diamo voce ai papà” nata con lo scopo di individuare chi sono i padri italiani e che cosa vogliono dal loro ruolo. Spesso infatti noi mamme che pensiamo di dover fare tutto, mentre i papà vorrebbero essere più presenti, magari con forme di lavoro diverse, come il part time o la possibilità di richiedere il congedo parentale per stare più vicino ai figli.

Padri italiani: i risultati della campagna “Diamo voce ai papà”

Diamo voce ai papà, oltre alla somministrazione di questionari a 50 papà, è stata anche una campagna fotografica sui social, #Cosavoglionoipapà, realizzata assieme a diversi partner, per dare un’idea di una fotografia dei papà italiani: il racconto si è concluso il 19 marzo, il giorno della Festa dei Papà.

A questo si è affiancato un sondaggio #Chisonoipapà, che ha indagato – in collaborazione con Il Sole 24 ore – l’identità, le caratteristiche e le volontà dei papà.

Ora che i dati sono stati diffusi, vediamo quali sono i risultati.  La campagna si è costruita su più fasi:

  • una prima di ascolto, attivazione ed esplorazione condotta da Piano C – il progetto legato alle potenzialità della genitorialità creato da Riccarda Zezza – tra luglio 2016 e marzo 2017
  • e una di ricerca condotta da Doxa a marzo 2017.

Innanzitutto i numeri:

  • più di 70.000 persone raggiunte dalla campagna fotografica
  • oltre 50.000 le interazioni sui social
  • più di 1.500 le risposte al sondaggio da tutta Italia,
  • 215 papà intervistati da Doxa,
  • 100 volti a comporre l’album di famiglia dei padri italiani di oggi

Secondo gli intervistati emerge un quadro davvero sorprendente:

  • il 70% dei papà, anche come futuri papà di altri figli, vorrebbero poter usufruire del congedo parentale
  • 8  papà su dieci vorrebbero il congedo di paternità obbligatorio retribuito al 100% di almeno 15 giorni (oggi è di soli 2 giorni, che diventeranno 4 nel 2018)
  • i papà non si prendono cura in prima persona dei figli, ma sono di aiuto alla moglie o alla compagna anche quando hanno chiesto il congedo parentale (2 papà su 10),
  • secondo 7 intervistati su 10, i papà non sono sufficientemente considerati sul luogo di lavoro

Secondo invece il sondaggio di Piano C, circa i vantaggi dell’essere padre, gli oltre 1.500 papà hanno detto:

  • diventare padre apre la mente: solo 3 papà su 10 si sentono molto più ansiosi e preoccupati per via della paternità, mentre la maggior parte pensa che sia una possibilità di crescita personale e di apertura mentale verso il futuro
  • la paternità sviluppa pazienza e gestione del tempo e poi – secondo 6 papà su 10 – amplia la visione del futuro, capacità di problem solving, di presa di decisione e di comunicazione.
  • per ben 6 papà su 10 la paternità non ha comportato un ridimensionamento delle proprie carriere e ambizioni professionali.
  • i papà anzi – pur più attenti agli orari lavorativi – non sentono di rinunciare alle ambizioni di prima, anche se sentono il peso di mantenere un lavoro per mantenere la famiglia, senza dimenticare i nuovi equilibri da creare per quanto riguarda la coppia e il tempo per sé.

Secondo la campagna quindi la genitorialità condivisa sarebbe necessaria per la condivisione in parti uguali della gestione famigliare, in modo da:

  • evitare la penalizzazione delle donne nel mondo del lavoro dopo essere diventate madri
  • dare ai papà un ruolo maggiore per poter soddisfare il loro legittimo desiderio di stare con i figli

Secondo Sofia Borri, Direttrice Generale di Piano C, “è necessario costruire un’alleanza tra tutti coloro che pensano che sia arrivato il momento di superare modelli ormai stantii e disfunzionali, scardinando pregiudizi duri a morire, valorizzando la diversità nella famiglia e al lavoro e cercando di essere il più possibile inclusivi”.

E voi unimamme cosa ne pensate?

Valentina Colmi

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