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Parto o taglio cesareo: come avviene e quali rischi comporta

Parto cesareo in Italia: numeri ancora troppo alti, con punte fino al 53,6%

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valeria bellagamba
Parto cesareo

In Italia il parto cesareo è una procedura alla quale si fa largo ricorso negli ospedali italiani per far nascere i bambini. Le autorità sanitarie hanno da tempo denunciato l’uso eccessivo di quello che è a tutti gli effetti un intervento chirurgico, al quale si dovrebbe fare ricorso solo in casi eccezionali.

Parto cesareo: i numeri in Italia

Il Ministero della Salute ha pubblicato in merito i dati dell’ultimo rapporto Cedap, Certificato di assistenza al parto, a cura dell’Ufficio di Statistica del Ministero, relativi alle nascite del 2014. I numeri riportano un uso ancora “eccessivo” del taglio cesareo, con una media del 35% dei parti. Numeri che salgono quando si tratta di cliniche o case di cura private, con il 53,6% dei casi. Mentre negli ospedali pubblici la percentuale scende al 32,6%.

I parti cesarei riguardano più le donne italiane, il 36,8% dei casi, che le straniere, il 28%.

Di seguito pubblichiamo alcuni grafici del rapporto Cedap.

Il parto in Italia in genere

Come riporta il rapporto del Cedap,

  • l’88,8% dei parti in Italia nel 2014 è avvenuto negli Istituti di cura pubblici ed equiparati,
  • l’11,2% nelle case di cura private (accreditate o non accreditate)
  • e solo lo 0,1% altrove.

Il 62,5% dei parti è avvenuto in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Tali strutture, in numero di 179, rappresentano il 34,9% dei punti nascita totali.

Il 7,5% dei parti ha avuto luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui. I punti nascita dove vengono alla luce meno di 500 bambini all’anno sono ritenuti poco sicuri dal Ministero della Salute e pertanto destinati alla chiusura. Tuttavia quando si tratta di luoghi particolarmente remoti o impervi, come località di montagna o isole, la chiusura di queste strutture diventa un problema e per alcuni casi sono stati previste delle eccezioni.

L’età media della madre è di

  • 32,7 anni per le italiane,
  • che scende a 29,9 anni per le cittadine straniere.

Le donne italiane partoriscono il primo figlio in media sopra i 31 anni, in quasi in tutte le Regioni, con variazioni sensibili tra le regioni del Nord e quelle del Sud. Invece le donne straniere partoriscono il primo figlio in media a 28,2 anni.

Nel 2014, il 20% dei parti in Italia ha riguardato donne straniere. Un fenomeno più diffuso al Centro-Nord, dove oltre il 25% dei parti è avvenuto da madri non italiane. Soprattutto in Emilia Romagna e Lombardia, dove il 30% delle nascite è avvenuto da madri straniere.

Le aree geografiche di provenienza di queste mamme sono soprattutto l’Unione Europea (26,4%), l’Africa (25,2%), l’Asia (18,5%) e il Sud America (7,9%)

Riguardo al livello di istruzione delle mamme che hanno partorito nel 2014, il 43,7% ha una scolarità medio alta, il 29,4% medio bassa ed il 26,9% ha conseguito la laurea. Fra le straniere invece la scolarità prevalente è medio bassa (47,5%).

Nel complesso, il 56,2% delle donne che ha partorito nel 2014 aveva un lavoro, il 29,7% erano casalinghe e il 11,9% erano disoccupate o in cerca di prima occupazione. La condizione professionale delle straniere che hanno partorito nel 2014 era per il 52,8% quella di casalinga, mentre il 63,1% delle madri italiane aveva un’occupazione lavorativa.

Al momento del parto, esclusi i cesarei, la donna ha avuto accanto a sé

  • il padre del bambino nel 91,83% dei casi,
  • un familiare nel 6,74% dei casi
  • e un’altra persona di fiducia nell’1,42%.

La presenza di una persona di fiducia piuttosto che di un’altra risulta è di solito influenzata dall’area geografica di provenienza.

E voi unimamme, cosa pensate di questi dati? Riflettono quella che è stata la vostra situazione al momento del parto?

Vi ricordiamo sul parto cesareo la testimonianza di una mamma, che ha respinto le critiche solitamente rivolte a questa procedura.

VIDEO: il parto cesareo in Italia

valeria bellagamba

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