Parto cesareo, io ne ho avuti due:
Le bambine erano in sofferenza e i medici hanno optato per l’operazione.
Io sono assolutamente a favore del parto cesareo, che è una tecnica salvavita: fino alla fine del 1800 le donne che avevano problemi a partorire naturalmente quasi certamente morivano. E’ stato proprio un medico italiano di Pavia, Edoardo Porro, che ha inventato una tecnica che ha permesso di salvare madre e bambino.
A distanza di anni sembra che il ritorno al parto naturale sia l’unica via per poter essere considerate delle madri fatte e finite. Recentemente ho riletto un post che avevo scritto nel 2013 quando stavo frequentando il corso pre parto prima della nascita di Paola e anche lì ho notato che l’ostetrica parlava del cesareo come del male assoluto, meglio un bel parto naturale che – ricordo ancora – “ti fa sentire potente“. Sarà, ma io non mi sono mai sentita meno madre perché non ho visto nascere le mie figlie.
Per questo mi trovo molto d’accordo con un pezzo scritto dalla giornalista Elisa Liberatori Finocchiaro intitolato “Contro le integraliste del parto naturale“: Elisa racconta la sua esperienza di parto cesareo con metodo Stark e di come tutto poi si sia avviato per il meglio, allattamento compreso.
“Incontro un’ostetrica che mi mette subito in guardia dai pericoli di chi vuole per questioni economiche farmi fare il cesareo a tutti i costi. Mi dice testualmente “dovrai combattere per non fartelo fare, non demordere. Se fai un cesareo neghi a tuo figlio un’esperienza fondamentale per il suo futuro, sarai vittima di una medicalizzazione” racconta Elisa.
E’ vero che oggi l‘Italia ha il triste primato dei cesarei, ma è anche vero che senza un intervento del genere si possono incontrare guai seri per la salute del bambino.
Sapendo quindi i rischi, perché un’ostetrica – che in teoria dovrebbe stare al fianco della salute della donna – spinge affinché ci sia una soluzione che reputa migliore di un’altra?
“Mi viene in mente che “partorirai con dolore” è “secondo natura”. Mi ricordo di una conoscente che aveva cercato di partorire in casa. Dopo infinite ore di travaglio e il pericolo di morte per lei e il bambino, è stata salvata da un cesareo. Mi ricordo di conoscenti il cui figlio a causa della sofferenza fetale ha riportato gravi danni”.
Anche perché – dice la giornalista – non è nemmeno vero che il parto vaginale sia naturale: “ho sentito di parti “naturali” avvenuti con naturalissime tecniche: ventosa, kristeller, iniezioni di ossitocina, induzione del travaglio, gel, scollamento manuale delle membrane, episiotomia, manovre invasive… Questi parti dalle estremiste ostetriche non sono ritenuti medicalizzati tanto quanto il mio“.
E allora sì che bisogna riflettere: un parto – indipendentemente dalla sua natura – deve comunque rispecchiare la donna e le sue esigenze. Per questo ogni posizione, come dice Elisa, è viziata da ideologia:
Forse la soluzione sarebbe appunto quella di lasciare alla futura mamma libertà di scelta e diritto ad essere informata.
E voi unimamme cosa ne pensate?
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